Come ogni grande successo Disney Pixar, sono rimasti pochi coloro che non conoscono Inside Out: film d’animazione del 2015 diretto da Pete Docter, già noto per titoli come Monsters & Co. e Up.
Ma forse non tutti sanno che Docter – oltre che regista anche sceneggiatore dell’opera – in fase di scrittura ha deciso di chiedere il consulto del Paul Ekman Group.
Se il nome non vi è nuovo, è perché Paul Ekman è un personaggio piuttosto noto al grande pubblico; se non il suo volto ricordiamo quello di Tim Roth, indimenticabile protagonista della serie televisiva targata Fox la cui cancellatura ancora oggi ci fa soffrire: Lie to Me.
Il protagonista della serie – Cal Lightman, è un personaggio parzialmente ispirato a questo psicologo statunitense, un pioniere nel riconoscere le emozioni attraverso l’analisi delle espressioni facciali.
Partendo da un precedente filone di studi in materia, Ekman ha dimostrato come le espressioni facciali e le emozioni non nascano semplicemente dal contesto culturale ma siano universali e uguali per tutto il mondo, indicando quindi la loro origine biologica.
Già nel 1972, in seguito a degli studi sul campo fra gli indigeni di una tribù isolata della Papua Nuova Guinea, individuò sei espressioni di base universali: rabbia, disgusto, tristezza, gioia, paura, sorpresa.
Vi ricordano qualcosa? Esatto! Cinque di queste emozioni sono proprio le protagoniste di Inside Out, il film racconta infatti di come Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto, animate nei personaggi che vivono nella mente della giovane Riley, guidino questa ragazzina di 11 anni nell’affrontare un tumultuoso trasloco che la porterà, assieme ai suoi genitori, a trasferirsi dal Minnesota a San Francisco.
Certo, gli esperti del gruppo Paul Ekman avrebbero voluto includere tutta la schiera di emozioni che caratterizzano l’essere umano, ma per l’economia del film, cinque o sei personaggi sono già abbastanza.
La personalità di Riley è principalmente definita da Gioia, studi infatti confermano che le nostre identità sono definite da specifiche emozioni, che determinano il modo in cui percepiamo il mondo, come ci esprimiamo e le reazioni che riceviamo dagli altri.
Ma la vera star del film è Tristezza, il film infatti parla di perdita, degli amici lasciati in Minnesota ma soprattutto dell’infanzia che viene pian piano superata mentre si entra nella seguente fase della vita: l’adolescenza.
È proprio Tristezza a guidare Riley nel riconoscere i cambiamenti che sta attraversando e ciò che ha perduto, mettendola in condizione di sviluppare nuove sfaccettature della sua identità.
Le emozioni, al contrario di quanto potremmo pensare, non sono nemiche del pensiero razionale, ma ci sono d’aiuto nell’organizzarlo. Come abbiamo visto è attraverso queste che percepiamo il mondo, ma non solo: rielaboriamo i nostri ricordi e anche il nostro modo di giudicare ciò che è giusto o sbagliato, e solitamente sono proprio loro a permetterci di reagire alle situazioni che ci troviamo ad affrontare. Ad esempio, studi hanno dimostrato che quando siamo arrabbiati siamo maggiormente predisposti a notare le ingiustizie e mettere in atto azioni per contrastarle.
Inoltre organizzano anche la nostra vita sociale; poniamo l’imbarazzo, la cui espressione porta gli altri a perdonarci quando abbiamo agito in un modo che viola momentaneamente le norme sociali. O tornando al film, Tristezza, che porterà Riley a riunirsi con i genitori.
Oltre alla storia, ciò che ha reso il film così avvincente è indubbiamente la rappresentazione delle emozioni. Potendosi avvalere del database di espressioni facciali digitalizzate del gruppo Paul Ekman, i personaggi hanno potuto godere di un profondo studio delle componenti verbali e non verbali specifiche da utilizzare per ogni singola emozione. E il risultato è fenomenale, è impossibile non farsi coinvolgere.
Certo non è un’opera priva di difetti, la rappresentazione di Tristezza è a tratti troppo stereotipata nei suoi atteggiamenti passivi, che portano gli altri a distanziarla, non tenendo conto della risposta di conforto che ciò genera nelle altre persone ma soprattutto non sottolineando abbastanza la capacità di trovare, attraverso questa emozione, la forza di rispondere alla situazione negativa.
Insomma, questo film d’animazione si dimostra essere una grande lezione in un piccolo formato, dove sia i piccini che i grandi possono imparare che tutte le emozioni, ma proprio tutte, sono necessarie e che c’è sempre un modo giusto e sano di viverle e utilizzarle.
Ne parliamo anche in Esistono davvero emozioni positive e negative? dove Barbara ci fa riflettere sul ruolo delle emozioni nella nostra vita e come imparare ad accettarle con maggiore consapevolezza. È a un solo click di distanza, che aspettate?
Giulia
Per la stesura dell’articolo si ringraziano le seguenti fonti:
- The Science of Inside Out – The New York Times
https://www.nytimes.com/2015/07/05/opinion/sunday/the-science-of-inside-out.html?partner=socialflow&smid=tw-nytimes&_r=1 - La Scienza dietro Inside Out – Wired
https://www.wired.it/scienza/2015/11/03/scienza-dietro-inside-out/ - Paul Ekman – pagina di Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Paul_Ekman - Inside Out – pagina imdb
https://www.imdb.com/title/tt2096673/
One comment:
La scena in cui i genitori della bimba parlano tra loro e si vedono lle emozioni che interagiscono diversamente tra uomo e donna mi fa morire dal ridere…. Comunque è un film davvero simpatico… E ti fa rivalutare le tue emozioni!
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