Video game e giochi di ruolo virtuali non sono più relegati a situazioni di esclusione sociale, o ai cosiddetti nerd come poteva essere negli anni passati, ma sono oramai accessibili a tutti.
Questi non sono solo utili al nostro divertimento, ma possono essere dei buoni alleati per sviluppare le soft-skill (le competenze relazionali), come l’empatia, capacità di giudizio, capacità relazionali ecc.
In questo articolo vedremo come i videogame di ruolo possono beneficiare alla propria autostima.
Videogame di ruolo: cosa sono?
I video game di ruolo nascono dai giochi di ruolo (GDR), dove ogni giocatore interpreta un personaggio e bisogna portare avanti una missione narrata da quello che viene chiamato il master: persona che legge la storia. I giocatori interpretano la storia narrando a voce cosa fa il proprio personaggio, come pensa e quali azioni intende svolgere per arrivare ad un determinato obiettivo.
Uno dei giochi di ruolo più gettonato in assoluto è Dungeons & Dragons, che si gioca dal vivo, non c’è un videogame, ma si può giocare on-line, anche se non è la stessa cosa.
Ci sono anche altri GDR che si differiscono per regole e/o ambientazione, come Cyberpunk 2020, ambientato in un futuro distopico, oppure Pathfinder, costola di D&D, cioè nato come supporto alla versione 3.5 ma ora giocabile anche da solo.
Altro mondo sono i videogiochi con personaggi di ruolo nel quale il giocatore interpreta un ruolo definito dal gioco e lo porta avanti: di questo genere ce ne sono un’infinità, dal classico Assassin’s Creed, al tanto discusso GTA al tanto atteso ad ogni sua nuova uscita Fallout, ma mi fermo qui perché la lista potrebbe essere infinita.
Ecco, questi sono i videogiochi di ruolo.
Videogiochi di ruolo e autostima
I videogiochi sono una perfetta metafora della vita, in quanto sono strutturati per livelli e per passare da un livello ad un altro il giocatore deve mettere in pratica delle competenze e acquisirne di nuove, così accade anche nella vita reale, ad esempio nella didattica, per imparare nuove cose dobbiamo averne interiorizzate delle altre e così via.
I video giochi come nella vita reale ci chiedono di superare prove, relazionarci con altri personaggi, scoprire e riconoscere posti, codici di comportamento e altre capacità che nel videogame diamo per scontate, e/o comunque le apprendiamo senza accorgercene, perché siamo distratti dall’attività ludica. In questo modo mettiamo in atto capacità che nella vita “reale” sono preziosissime come l’empatia, il problem-solving, la capacità attentiva. Tutte queste abilità vengono chiamate soft skills e nei videogame le esercitiamo e alleniamo senza rendercene conto.
L’autostima è una qualità che siamo portati a pensare che manchi ai ragazzi che stanno 10 ore a “videogiocare”, in quanto sono i video game stessi a creare il problema.
Ma in realtà è l’opposto, spesso chi gioca così tanto ai videogiochi lo fa perché ha già di per sé una bassa autostima e con il videogame può vivere esperienze che la vita reale gli nega. Dato la premessa che i videogame aumentano le soft-skill, compresa l’autostima, non dovrebbe stupire la mole di ragazzi che si rifugiano nell’unico mondo (anche se virtuale) che li accoglie e li stimola.
Ma tralasciando casi estremi, se utilizzati adeguatamente (non 15 ore al giorno) i videogiochi di ruolo possono migliorare l’autostima perché richiedono capacità sia empatiche che relazionali non indifferenti.
Ogni volta che si gioca ai videogame di ruolo ci si immedesima nel personaggio, è anche per questo motivo che ad esempio GTA fa così tanto scalpore, perché il personaggio del gioco, in cui il giocatore (spesso ragazzo giovane) si immedesima è particolarmente violento. Chi critica questo videogioco lo fa associando il comportamento violento al ragazzo che ci gioca, quindi dando per scontato che il ragazzo emuli gli atti violenti del suo personaggio.
Di fatto però il giocatore non impara gli atti e le azioni (nel caso di GTA, uccidere prostitute e gestire un narcotraffico), nel caso del gioco in questione magari apprende la capacità di orientamento (GTA è ambientato in una città inventata dai creatori del gioco), può esercitare i riflessi e via dicendo.
Un esempio migliore è il famoso Assassin’s Creed, gioco di ruolo con ambientazioni storiche in cui in una versione delle tante, c’è la possibilità nel gioco libero (senza missione) di esplorare l’Egitto e la sua cultura, imparando aneddoti storici e, perché no, magari appassionarsi a questa terra.
I videogiochi di ruolo permettono al giocatore di immedesimarsi in un’infinità di personaggi e sperimentare, anche se solo virtualmente, le più svariate epoche, situazioni e mondi che gli permettono di sperimentare l’empatia che nella vita reale è un ottima alleata per l’autostima.
Infine come accennavo all’inizio dell’articolo, i videogame sono un’ottima metafora della vita, anche perché in questi spesso si perde. Sperimentare la perdita e il fallimento in un mondo non reale può aiutare di conseguenza nella vita vera a vivere qualcosa che si è già provato, anche se virtualmente.
Inutile negare l’immenso potenziale dei videogame, sapremo farne buon uso?
Fonti:
https://www.skilla.com/blog/-games-per-le-soft-skills-coming-soon_2167/