Eccoci qui, dopo questi giorni che per alcuni sono di festa, per altri sono normali, per altri ancora tediosi.
Potreste appartenere a una, nessuna o tutte queste categorie ma cambierebbe poco.
Siamo tutti sulla stessa barca, siamo tutti sofferenti, incerti, impauriti, titubanti di poter sperare nel domani. Condividiamo una paura che può essere più o meno sentita ma che indubbiamente c’è.
Anche chi si comporta come se nulla fosse si mette ben ritto sugli attenti ad uno starnuto, o sente il bisogno di sottolineare che “è solo un raffreddore stagionale”.
Lo so, l’ho fatto anch’io.
Rimango però stupita, anche in questo momento dove nostro malgrado viviamo tutti lo stesso dramma c’è divisione. Sentiamo il bisogno spasmodico di affermare o sostenere il contrario di tutto e, sarò limitata io, ma non lo capisco.
Una delle cose di cui potremmo fare tesoro in questo periodo è l’appartenenza.
Ci piacciono così tanto le etichette!
Ma pare che siano solo utili quando occorre “separare” le cose, ficcarle con forza in altre mille piccolissime sottocategorie e non quando si vuole unirle magari per essere più forti.
C’è chi sta male, chi sta più male di chi sta male, chi sta malissimo e così via…
Una corsa spasmodica verso chi sta peggio per far pena e avere un qualche lascia passare?
Boh, non lo so, come ho detto prima non lo capisco…
Mi ritrovo quindi a guardarmi spaesata, a sentirmi ancora più distaccata da tutto, a sentirmi sola nel disagio, a sentirmi sola nella povertà morale di questi giorni, di chi dice di stare male e male non sta, di chi dice di stare bene e bene non sta, di chi dice di voler aiutare e non aiuta… sono tutte cose che non capisco.
Occorre trovare rifugio, per me questo è rappresentato dalla musica, e dalla quiete che riesco a trovare nelle parole di un haiku.
Ve lo regalo.
Ci eravamo ripromesse di non parlare di questo argomento sulle nostre pagine ma sarebbe quantomeno sciocco restare fuori da quella che è la quotidianità ormai. Vivere faccia a faccia con una minaccia ha svelato il meglio e il peggio di noi. Sapremo farci i conti?
Alla prossima, vostra T.