L’etica in gioco, Detroit Become human

Detroit become Human è un’avventura grafica pubblicata in esclusiva su PlayStation 4 il 25 maggio 2018.
Il team di sviluppo, la Quantic Dream, aveva già creato bellissimi videogiochi come: Fahrenheit, il più conosciuto Heavy Rain e lo sfortunato Beyond Two Souls ma è certamente con questo titolo che raggiunge la vetta per questo genere videoludico (avventura grafica) almeno fino ad oggi.
In una Detroit del 2038, ci ritroviamo tra le mani le storie di Connor, Kara e Marcus, tre androidi della Cyberlife azienda leader nella produzione di macchine che sempre più numerose, hanno sostituito nella gran parte dei lavori manuali, gli esseri umani. A fare da sfondo alle vicende quindi ci si presenta una Detroit in preda al malcontento generale e tumulti per via dell’alto tasso di disoccupazione. Gli esseri umani si trovano a vivere tra l’odio verso gli androidi ed il bisogno che hanno di loro. 
Lascio a voi il compito di scoprire come questi tre personaggi si ritroveranno inesorabilmente a marciare sugli stessi passi.

Personaggi

Marcus è un Android di modello RK200 che si occupa dell’assistenza familiare, è stato donato dal fondatore della Cyberlife ad un estimato pittore di nome Carl Manfred.

Connor è un prototipo avanzatissimo del modello RK800 in dotazione al dipartimento di polizia di Detroit. Il suo compito sarà quello di indagare sui devianti.

Kara è un Androide di modello AX400, uno dei più economici, adibiti ai lavori domestici. È impiegata al servizio di Todd Williams e sua figlia Alice.

da sinistra: Connor, Marcus e Kara

Un’avventura non solo grafica

Spesso le avventure grafiche si presentano come delle finte scelte che portano comunque ad un finale predefinito. La sensazione che invece si ha in Detroit Become Human è che qualunque scelta, anche la più piccola, conti ai fini dello sviluppo delle storie.
Il gameplay, anche se non troppo vario e alla lunga noioso per alcuni, riesce a mantenere viva l’azione se solo permettiamo alla storia di raccontarci qualcosa di più di pixel che si muovono sullo schermo.
Ci ritroveremo a compiere scelte semplici oppure estremamente faticose, ma mai inutili come purtroppo è capitato per altri capitoli della Quantic Dream.
Personalmente ho trovato i Quick Time Event presenti al punto giusto, ben bilanciati nella difficoltà ed intriganti.
A livello grafico questo titolo riesce a dire veramente tanto, soprattutto se lo collochiamo nel giusto tempo, ovvero il 2018. È chiaro che non è comparabile al più recente The last of us parte 2 o al meno rinomato Death Stranding. Vi assicuro comunque che ci saranno delle sequenze che saranno in grado di lasciarvi a bocca aperta in ogni caso.
Qualche texture poco definita e qualche calo di frame rate su PS4 standard c’è, ma non inficia la giocabilità del titolo.

Durata

Questo prodotto offre circa 10 ore di gioco, ma questo valore si triplica facilmente se considerate l’alta rigiocabilità.
Infatti ogni capitolo della storia presenta finali multipli, vi basti pensare che il demo ancora presente e scaricabile su PlayStation Store, ha ben 6 finali diversi. Alla fine di ogni capitolo verrete messi di fronte ad un grafico intuitivo e chiaro, che mostra tutte le scelte compiute e quelle che avreste potuto compiere, ovviamente senza svelare cosa avreste dovuto fare.
Questo moltiplicato per i 32 capitoli fa comprendere la vastità di questo titolo.

Il mondo di gioco

La Detroit di Become Human non è così dissimile dal mondo odierno e questo è stato spunto di riflessione molto più di quanto mi aspettassi.
I temi della disoccupazione, della discriminazione, dello smarrimento davanti ad una società che cambia troppo rapidamente, i conflitti mondiali, etici, religiosi e politici, hanno risuonato alle mie orecchie come qualcosa di già sentito ed un po’ preoccupante.
A questi sentimenti però aggiungo quelli di meraviglia nel vedere una Detroit futuristica, che certamente strizza l’occhio a tutto ciò che abbiamo già letto dell’immaginario sci-fi, e questo forse potrebbe non piacere ai giocatori più vicini a questi temi.
In tutto questo molto spesso probabilmente ci chiederemo chi è davvero umano tra macchine ed esseri umani.

Come un film e come un concerto

La regia, la fotografia e le musiche sono qualcosa di spettacolare. Eccezion fatta per i movimenti di camera non sempre utili e anzi ingombranti tanto da rendere difficoltose alcuni azioni.
Come già detto qualche riga più su, questo gioco è una gioia per gli occhi e per gli appassionati di cinema a cui sembrerà di vivere dentro un film.
La colonna sonora è perfetta ed estremamente emozionante, infatti sarà proprio attraverso la musica che, ancor prima di aver visto i volti dei nostri androidi, capiremo quali emozioni li stiano pervadendo.
Ogni momento viene accompagnato al meglio dalle note, sia che si tratti di azione oppure di una riflessione.

Curiosità

In realtà Detroit Become Human, e più precisamente il personaggio di Kara, era semplicemente una Tech demo presentata per PlayStation 3 nel 2012.
In questa si vede dar vita all’androide e farle delle domande. Ad un certo punto però, si nota che ha un difetto di fabbrica, e la voce narrante le dice che verrà smembrata.
Lascio a voi vedere come andrà a finire.
Ecco qui il video

Conflitti psicologici

Detroit Become Human è sicuramente un gioco che fa riflettere non solo dal punto di vista sociale, ma anche delle azioni che compiremo. Potrà capitare spesso di trovarci in difficoltà nel prendere decisioni o semplicemente accettare che il nostro operato abbia determinate conseguenze.
Trovo che sia questo il bello di questo genere di giochi, finalmente Quantic Dream sembra aver fatto centro proponendo una storia coerente, priva di buchi di trama, certamente con qualche piccolo punto che non torna, ma che non snatura la volontà da parte di David Cage di raccontarci una storia veramente emozionante.

Parere personale

Per quanto alcuni punti della trama irrisolti mi abbiano lasciato un po’ di amaro in bocca, consiglio caldamente questo titolo anche ai non appassionati del genere che forse potrebbero riuscire a giocarlo nonostante i limiti del gameplay che spesso si relega al solo quick time event.
Ammetto di aver dovuto fare un piccolo lavoro su me stessa per poter godere a pieno di questa storia dopo essere stata travolta (piacevolmente) dagli accadimenti visti in The Last of Us parte 2.
Una volta superate queste difficoltà e riportando il gioco al suo tempo, ovvero il 2018 evitando quindi di fare confronti, è possibile andare oltre ed apprezzare il magistrale lavoro di Cage.

Pro
Comparto tecnico video superlativo per l’epoca
Colonna sonora stupenda
Molti spunti di riflessione
Rigiocabilità altissima

Contro
Tematiche già note
Alcuni accadimenti sono prevedibili
Telecamera capricciosa
Punti della trama irrisolti

Alla prossima, vostra T.

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