Da piccoli tutti amiamo l’estate, aspettiamo la sua venuta quasi quanto il natale al sud e la Santa Lucia al nord.
Estate equivale ad andare a letto tardi e svegliarsi quando il sole è al suo massimo, giocare con gli amici, andare in bici, arrampicarsi sugli alberi, sbucciarsi le ginocchia oppure starsene a casa e mangiare gelato, giocare ai videogiochi, guardare per l’ennesima volta quel cartone animato che piace così tanto e quando tramonta il sole, godersi il venticello fresco guardando le stelle.
Ora, mi rendo perfettamente conto che questa sia la descrizione della mia estate tipo, potrebbe non corrispondere alla vostra e in tal caso sarei proprio curiosa di sapere come fosse l’estate quando eravate piccoli. Come sempre vi attendo nei commenti.
Veniamo ad oggi, perché le cose cambiano, purtroppo.
L’estate non è più quell’oasi di felicità ormai da parecchio tempo; si è trasformata in caldo insopportabile, code interminabili in auto sotto il sole, svogliatezza, pesantezza, trangugiare qualsiasi cosa di fresco per alleviare le sofferenze, inappetenza, visioni di un desideratissimo autunno dove le foglie rosse e il piumone che fa capolino, scalderanno il cuore ma senza afa.
Anche in questo caso la visione dell’estate è del tutto soggettiva.
Dato che qualche punto tra la mia e la vostra visione potrebbe coincidere, ho pensato di donarvi 3 haiku che potrebbero allietarvi, farvi cominciare meglio questa settimana e stemperare la voglia di trasferirsi al circolo polare artico seduta stante.
Il primo ha come soggetto le zanzare, ebbene si, una delle creature che maggiormente odiamo in questo periodo. Viste con gli occhi di Takarai Kikaku possono addirittura diventare qualcosa di magico, poetico, romantico.
Una fila di zanzare in volo
forma un fluttuante ponte di sogni
Ora guarderete le zanzare con nuovi occhi? Io non credo ma almeno ci abbiamo provato…
Il secondo parla ancora una volta di insetti ma questi sono decisamente più piacevoli da incontrare. Spero che questo paesaggio notturno vi catapulti nella frescura data dalla tregua dei raggi del sole che dormono e lasciano spazio alla fredda ma accogliente luna. L’autore è Ogiwara Seisensui.
Dalla gabbietta
le lucciole, una ad una
diventano stelle
Il terzo ed ultimo ci riporta un pochino alla realtà, lasciamo da parte la notte ed i sogni per lanciarci nei ricordi. Non so se fanno lo stesso effetto anche a voi, ma le cicale non mi infastidiscono affatto, anzi. Sarà che mi ricordano il Giappone oppure che hanno il potere di riportarmi all’infanzia e quindi a quelle belle sensazioni ed esperienze di cui parlavo qualche riga più su. Ad ogni modo il loro canto mi culla e mi fa pensare e credo abbia fatto lo stesso effetto anche a Ishida Hakyō che si ritrova a fare i conti con amori e odi passati. Ecco magari facciamo insieme lo sforzo di restare sugli amori, magari quelli belli e positivi, così giusto per mantenerci allegri. Non mi assumo la responsabilità dei differenti epiloghi.
Frinir di cicale stamani
tornano a me
tutti gli amori
e odî
Ed eccoci qui. Mancavo da un po’ e mi ha fatto davvero piacere scrivere questo articolo per voi, nonostante qui sia notte fonda e il letto mi chiami a sé con forza.
Vi auguro un buon inizio settimana, alla prossima, vostra T.