Quando si parla di arte abbiamo tutti nella nostra mente un’immagine precisa, un’idea rappresentativa di questo concetto che può essere legato alla pittura, al teatro, alla scrittura e quant’altro.
Ma effettivamente, l’arte quando è nata? Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un viaggio di qualche migliaia di anni e raggiungere l’era preistorica.
Li l’uomo era guidato dal semplice istinto di sopravvivenza, le sue esigenze primarie erano ripararsi, nutrirsi e riprodursi. Non dobbiamo trascurare però un aspetto fondamentale, l’essere umano è un animale sociale che da sempre ha sentito la necessità di stringere dei rapporti tra i propri simili e qui l’arte ha giocato un ruolo fondamentale fin dall’alba dei tempi. Utilizzando pigmenti di origine vegetale ed animale l’individuo rappresenta scene di vita quotidiana, dà alla luce quelle che erano le sue esperienze per sviluppare un linguaggio comunicativo diretto fatto di immagini iconografiche.
Si può dire che era lo strumento narrativo principale dalla quale è nato poi anche il concetto di evocazione e propiziazione, infatti ad un certo punto l’uomo si è ritrovato a praticare riti per far si che le proprie esigenze venissero soddisfatte con maggiori probabilità rivolgendosi ad un’entità superiore.
Troveremo quindi incisioni, dipinti e piccole sculture di avorio o pietra finalizzate alla propiziazione. Possiamo fare l’esempio della venere di Willendorf (esposta al museo di scienze naturali di Vienna), risalente al 23.000 – 19.000 a. C. la cui funzione sembra essere stata collegata alla fecondità della natura, messe in evidenza sono infatti le caratteristiche fisiche legate alla riproduzione femminile quali il seno, ventre, fianchi e vulva.
Ovviamente con il passare dei secoli anche le esigenze dell’essere umano sono mutate sebbene sia sempre una costante il collegamento e la rappresentazione di Dio con la quale l’individuo ha bisogno di creare un contatto per un personale bisogno spirituale.
In Egitto per esempio i vari geroglifici e le varie sculture oltre che ad avere una funzione narrativa hanno acquisito una valenza politica, in quanto innumerevoli opere riflettono il potere assoluto del Faraone ed il suo essere una divinità vivente prima e dopo la morte.
Via discorrendo potremo osservare lo sviluppo di nuove tecniche, applicazioni e significati, dall’utilizzo di pietre, marmi e metalli per la costruzione di edifici sia civili che religiosi alle più realistiche sculture raffiguranti l’essere umano.
Ovviamente l’argomento è veramente molto ampio da trattare, i periodi storici sono molti ed ognuno ha le proprie meravigliose caratteristiche. Quello che vorrei comunicarvi con questo articolo è che l’esigenza dell’artista muta in base al contesto, al periodo storico e a quello che vuole trasmettere e rappresentare.
Per esempio se parliamo di Espressionismo tedesco (e qui abbiamo fatto un salto generazionale e temporale davvero notevole) noteremo che i temi principali sono le emozioni dell’individuo e quello che l’artista vuole suscitare nell’osservatore, non più la rappresentazione di un divino o della natura fine a sé stessa.
Grazie al movimento Die Brucke, l’obiettivo degli artisti è quello di rappresentare la soggettività dell’uomo, la sua alienazione sociale, il degrado e gli orrori generati dalla Prima Guerra Mondiale, mi sento di citare Otto Dix con “Invalidi di guerra giocano a carte” essendo, a mio parere, uno degli esponenti più significativi di questa epoca.
Dagli inizi del novecento fino ai giorni nostri mi viene spontaneo pensare quindi che l’esigenza dell’artista sia quello di esprimere il suo sentire personale dato da una certa insoddisfazione inerente al mondo in cui vive. L’arte diventa un potente strumento di propaganda sociale ed un modo per comunicare un proprio pensiero soggettivo e stato d’animo, basti pensare alle vignette satiriche in cui c’imbattiamo sfogliando un giornale oppure ad un murales dipinto sopra una parete cittadina, questa forma di espressione trovo che sia per l’individuo “terapeutica”, uno strumento per riuscire ad esorcizzare il suo disagio interiore, per dire la sua, in sostanza.
Tuttavia non voglio generalizzare troppo, essere artista non vuol dire necessariamente essere scontento della società e/o avere un’anima tormentata per un qualsiasi motivo, personalmente, nel mio piccolo, mi reputo tale e vi posso assicurare che i miei lavori migliori sono stati partoriti pensando ad una persona o situazione precisa perchè il mio personale concetto artistico è “donare un pezzo di sé” alla persona che guarda o riceve. Io adoro fare regali alle persone che reputo importanti e che amo, e quale regalo migliore di una propria creazione?!
Per concludere mi sento di dire che ad oggi tutti noi possiamo essere degli artisti se lo vogliamo, dobbiamo semplicemente scegliere il canale comunicativo e focalizzare il nostro obiettivo, c’è chi lo fa semplicemente per passione ed hobby, e chi invece come Banksy o Cibo (uno street artist di cui parlerò nello specifico prossimamente) vuole rendere l’ambiente in cui vive migliore, bello!
E voi cosa ne pensate? Avete qualche artista che vi provoca qualche piacevole brividino nello stomaco? Vi ritenete artisti con uno scopo ben preciso o semplicemente degli hobbysti spensierati oppure entrambi? Fatemelo sapere nei commenti, sono curiosissima come sempre di ascoltare la vostra opinione!
Qua la mano! Valeria