Sesso e nuove tecnologie

Le nuove tecnologie ci danno tanto.
In poco tempo riesco a sapere come sta un amico che vive in un’altra città, vedere film in streaming e sapere in tempo reale notizie da Oltre oceano. Internet, quindi , ci da la possibilità di superare i limiti spazio-tempo, riuscendo a farci viaggiare senza muoverci, legarci a persone che non conosciamo (o che conosceremo) e recuperare ricordi che la nostra mente ha lasciato in un lontano cassetto della memoria.

La dark side of the moon di internet, vive nella depersonalizzazione delle azioni e nell’idea (spesso fin troppo sballata) che il mondo digitale sia senza regole e dove tutto è concesso. 

CYBERBULLISMO, SEXTING E REVENGE PORN

Il primo termine che prendiamo in considerazione è il Cyberbullismo che per definizione è un “atto intenzionale aggressivo, perpetrato da un individuo o da un gruppo, nel quale vengono usati strumenti telematici in modo continuo nel tempo, contro una vittima che non è in grado di difendersi” (Smith e col. 2008). Il concetto ha dei punti in contatto con il bullismo classico e forse l’unico punto di divergenza risiede nel “mezzo” utilizzato dall’aggressore per muovere minaccia, ma in realtà i punti di differenza sono molteplici e addirittura, il cyberbullismo può includere la presenza del bullismo fisico e pratico.
Nel bullismo “standard”, tempi, spazi e attori sono noti. La vittima sa chi muove aggressività nei suoi confronti e il tutto avviene nel limite dello spazio fisico (scuola, oratorio, campo da calcio, paese, per citarne alcuni) e in un tempo che, per quanto lungo, è limitato (il ragazzo che subisce bullismo in adolescenza, non è detto che lo subirà anche in giovane età adulta).In tutto questo, l’interazione tra bullo e vittima è diretta, dove i ruoli son ben distinti e chiari ma queste distinzioni si perdono nel cyberbullismo, proprio perché il mezzo utilizzato per muovere l’aggressività, garantisce l’anonimato, nonché l’utilizzo anche a distanza di tempo e spazio. Oltre a questo, nel cyberbullismo posso coinvolgere un pubblico talmente vasto e variegato, da includere chiunque riceva e ricondivida, fotografie o video che scherniscono e letteralmente “massacrano” la vittima.
Ora, chiaramente bullismo e cyberbullismo sono situazioni di denigratorie, nocive e problematiche, dove diventa tanto importante educare i giovani all’utilizzo di internet, quanto le persone adulte che non hanno consapevolezza dei danni che la rete può creare agli altri. Noi abbiamo sempre l’idea che il cyberbullismo tocchi soltanto i più giovani, mentre gli adulti sembra siano quasi “immuni”, ma la verità è che anche gli adulti sono vittime o carnefici nell’utilizzo sconsiderato della rete. Un esempio è nei commenti dei pubblici post nei social o nella messaggistica privata dove vengono fatte minacce private anche molto pesanti.
Una persona vittima di cyberbullismo può avvertire diversi sintomi da lievi e transitori come mal di testa, mal di pancia, difficoltà nel ritmo sonno-veglia, a situazioni ben complesse e di lunga durata come ansia generalizzata, ritiro sociale, depressione, fino all’autolesionismo con conseguenze estreme ed irrisolvibili.
Proprio l’utilizzo sconsiderato di social e instant messenger, ci porta ad aprire il tema del sexting e revenge porn.

SEXTING: Un gioco divertente ma da fare con la testa

Ora, per rendere tutto più semplice, immaginiamo una coppia di persone che decide di inviare reciprocamente messaggi, fotografie e video sessualmente espliciti per gioco erotico e per alimentare il desiderio. Se in questo scambio esiste la richiesta consensuale, non c’è problema (o meglio, il problema potrebbe esserci ma lo vedremo più avanti), mentre se la richiesta NON è consensuale e uno dei due soggetti ritiene inopportuna la presenza di messaggi a sfondo sessualmente esplicito, entriamo nella possibilità di un reato (reato che comunque è sempre presente se un adulto coinvolge nel sexting anche dei minori).
Il sexting nasce dall’unione tra “sex” e “texting”, indicando lo scambio di messaggi privati sessualmente espliciti tra due o più persone consenzienti e, da come abbiamo capito, è proprio il consenso esplicito tra le persone a far la differenza. Come vi scrivevo poco fa, esiste una possibilità nemmeno troppo remota, che ciò che era consensuale oggi, si trasformi domani in un atto sconsiderato e che rientra a pieno titolo nel cyberbullismo.  Proviamo a pensare a questa situazione: una persona, che si trova all’interno di una relazione con un’altra, decide di inviare degli scatti intimi. L’altra persona li riceve e per un qualche motivo, spesso per una sciagurata goliardia, decide di condivederli con amici all’insaputa di questa. A cascata, i primi a ricevere le fotografie possono inviarle ad altri che, a loro volta, continuano questa catena di S. Antonio in modo sconsiderato. In poco tempo quelle fotografie possono arrivare dall’altra parte del mondo o finire in mano a persone che riconoscono il soggetto e decidono di render pubblico ciò che è accaduto. Quello che succede è che il reinvio del materiale, diventa difficilmente controllabile, portando conseguenze terrificanti, che possono includere la stigma sociale nei confronti del soggetto fotografato o ancor peggio, autolesionismo mosso dalla vergogna, fino a giungere a forme estreme.

Questa forma di cyberbullismo si chiama Revenge porn, ovvero la condivisione pubblica di immagini o video intimi tramite Internet senza il consenso dei protagonisti degli stessi, dove la finalità ultima è l’umiliazione della persona. Quando inviamo fotografie o video intimi, dovremmo sempre ricordare che questi files possono essere riutilizzati da chi li ha ricevuti, anche a distanza di anni. Oggi magari stiamo vivendo una bella relazione, ma fra qualche anno potrebbe diventare una battaglia o una rottura importante. Nessuno può vietare ad una coppia di scambiarsi materiale intimo (chiaramente non devono esser inclusi i minori), ma ci sono alcune regole che è bene seguire. Alcune vi sembreranno molto banali, ma nella sottostima del rischio risiede il pericolo:
Non riprendetevi il viso o altre zone chiaramente riconducibili a voi: Il viso richiama indissolubilmente la persona ritratta, ma alcuni segni come particolari tatuaggi ben visibili e noti, sono sempre da escludere. Non esponetevi troppo.
Evitate altri segni che possano ricondurvi a voi: non dite il vostro nome, non fate video in una location che è ben nota al pubblico (il vostro luogo di lavoro, per esempio), guardate che intorno a voi non ci siano elementi estremamente personali (un attestato appeso al muro, per esempio)Penombra e dettagliata: allo scopo di diminuire la probabilità di danno futuro, se decidete di far video o scatti, che siano in penombra e riprendano solo alcuni dettagli. Più tutto è limitato ad un singolo aspetto, minore è la probabilità di ricondurlo a voi. Inviate ad una persona che conoscete molto bene: anche se questo aspetto non elimina la probabilità di futuri problemi, inviare materiale ad una persona appena conosciuta e per voi attraente, può rendere tutto più complesso. Non cedete alle richieste: se l’altro vi chiede fotografie osé e voi non ve la sentite di farle, non fatelo! Come non dovete farle sperando di ottenere in cambio la sua attenzione.

Ricordate sempre il concetto del reciproco consenso.

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