3 film per imparare ad amarsi

NON È ROMANTICO?

L’opinione di Barbara

Una giovane donna cinica che non crede nell’amore scopre di essere finita intrappolata dentro una commedia romantica. Natalie, giovane architetto, scoprirà , dopo innumerevoli esilaranti avventure che il vero amore è quello che dovremmo provare per noi stessi.

Barbara

L’opinione di Valeria

Una commedia Netflix dal tratto leggero per comunicare un tema molto ampio e spesso spinoso.

Ho trovato la trama davvero interessante e curiosa dal momento che, come la protagonista, non credo nell’amore romanzato.

Il primo impatto è stato positivo, percependo il vissuto di Natalie abbiamo subito ben chiara la struttura del personaggio, ed il tutto è condito con scene divertenti che si fanno beffa senza malizia del tradizionale genere cinematografico.

Ma, con lo scorrere dei minuti ho trovato in che la commedia romantica che vuole “prendere in giro” il romanticismo stesso, si è rivelata in realtà nient’altro che una classica narrazione, nessun colpo di scena o finale diverso con la classica morale finale che indubbiamente deve far riflettere.

Come possiamo amare gli altri senza prima amare noi stessi? La persona con cui dobbiamo passare la nostra vita siamo noi! AMIAMOCI sempre!

Qua la mano! Valeria

COME TI DIVENTO BELLA?

L’opinione di Barbara

Dopo aver sbattuto la testa, Renee crede di essere diventata bellissima. La sua fiducia in se stessa la porta a progredire anche nel mondo del lavoro. Un film dolcissimo che ci insegna quanto la fiducia che riponiamo in noi stessi ci permetta di mostrare anche agli altri la nostra “versione migliore”

Barbara

TO THE BONE

L’opinione di Tamara

Un film Netflix che tratta dell’anoressia e che ha generato un vero e proprio dibattito.

Uscito il 14 luglio 2017 su netflix ha subito attirato la mia attenzione grazie ad un trailer coinvolgente, intrigante, poetico e commovente anche se, devo ammetterlo, la presenza di Keanu Reeves (Neo in Matrix per capirci) mi aveva già ampiamente convinta a guardare il film!

La protagonista di questa storia è la ventenne Ellen che da anni combatte contro l’anoressia passando per varie comunità e programmi di recupero.

Sopravvive sballottata tra la madre (bipolare che ha sofferto di depressione post partum) e il padre assente che ha sposato una donna dalla parlantina in grado di far perdere la pazienza ad un santo, acquisendo così una sorellastra che sembra essere l’unica luce a dare speranza ad una vita grigia che sembra in procinto di spegnersi.

Messa alle strette dalla famiglia e dalla salute, si ritroverà a fare un ultimo tentativo con un medico ritenuto non convenzionale, il dr. William Beckham (Keanu Reeves) presso la casa chiamata Threshold. Qui troverà altri ragazzi/e che come lei affrontano il proprio mostro ed inizialmente i rapporti saranno complicati. Ellen si ritroverà a fronteggiare una ragazza madre che rischia di perdere il bambino, una ragazzina nutrita artificialmente, un’altra che se le inventa tutte per non prendere peso e Luke, ex ballerino che per un infortunio al ginocchio ha dovuto dire addio alla carriera che aveva faticosamente costruito.

Ellen riuscirà ad integrarsi e a comprendere la natura della sua sofferenza e i motivi che l’hanno portata ad odiare se stessa?

Perchè mi ha tanto colpita?

Per moltissimi anni sono stata in sovrappeso arrivando a pesare 93 kg, ancora oggi quando lo dico a qualcuno che ho appena conosciuto fatica a crederci, ora ne peso 55 ed ho un buon rapporto con il mio corpo e con il cibo.

Mangiare per me era una consolazione, una panacea, mi dava soddisfazione e piacere.

All’età di 11 anni e mezzo mi sono trasferita dalla Puglia alla Lombardia ed ho dovuto fare i conti con il distacco che ha fatto sicuramente meno male del bullismo e della difficoltà ad integrarmi.

Per me che conosco bene l’argomento è stato spiazzate notare che all’inizio del film mi sono ritrovata a pensare che Ellen non fosse poi così magra, non più di ragazze che vedo per strada tutti i giorni e a tratti l’ho trovata persino bella, ispirante, cool.

Questo mi ha fatto riflettere su quanto forse le battaglie e le testimonianze visive non siano state poi così positive ed efficaci se poi l’eccessiva magrezza è diventata normalità anche per una come me che dal peso non è affatto ossessionata.

Da quanto ho potuto leggere questa è una critica che è stata mossa da persone ed associazioni anche al regista del film, infatti secondo alcuni i protagonisti sembrano quasi fieri della loro condizione, i genitori appaiono incapaci aiutare e comprendere, gli aiuti esterni assolutamente inefficaci e vengono date fin troppe dritte riguardo a come non farsi cogliere in flagrante mentre si cerca di autodistruggersi.

In realtà credo che Marti Noxon (regista) che ha sofferto di questa malattia come anche la protagonista Lily Collins (figlia di phil collins) volesse semplicemente portare la verità il più fedelmente possibile e secondo me l’esperimento è riuscito.

Tutti i genitori e le istituzioni vorrebbero essere realmente in grado di fare la differenza ma c’è una cosa che ho capito dalla mia esperienza, pur essendo stata “semplicemente” obesa, ed è che nulla di esterno, nemmeno le parole più amorevoli del mondo, possono risanare un dolore che per primi non vogliamo affrontare. Credere che la dipendenza dal cibo sia semplicemente frutto della gola è sbagliatissimo, i motivi sono molto più profondi e qualsiasi tentativo di risolverlo che non sia richiesto viene percepito come un’intrusione in qualcosa di troppo intimo per essere condiviso. 

Si finisce con il chiudersi al mondo convinti che nessuno possa capire, poi fortunatamente a volte si incontra la persona che ti mostra le sue fragilità, che non giudica, che non vede il grasso o la magrezza prima di vedere il tuo cuore e le cose possono cambiare ma è sempre qualcosa che si decide per se stessi, da soli.

Con questo non voglio dire che una persona obesa, anoressica o bulimica debba essere lasciata a se stessa ma che semplicemente incaponirsi sul problema porta chi ne soffre a restare sulla difensiva e a pensarci continuamente quando forse il non pensarci sarebbe più terapeutico.

Un gesto che dice tutto

Nel film si vede Ellen misurarsi la circonferenza del braccio racchiudendolo tra il pollice e il medio, questo mi ha ricordato che quando stavo dimagrendo lo facevo anch’io ma con il polso, racchiudendolo tra il pollice e l’indice e mi sono ricordata che in quel periodo andavo avanti con un toast con tonno e maionese a pranzo e a cena.

Questo gesto racchiude tutto, l’aspettativa, l’obiettivo, il controllo su noi stessi e devo ammettere che quando l’ho collegato alla mia esperienza mi è venuto un brivido lungo la schiena; la linea sottile tra il voler stare bene e il volesi male è davvero sottile se non siamo in grado di guardarci con obiettività.

Non voglio dare un voto a questo film perchè ritengo che in questo caso sia molto personale, io l’ho trovato bello, veritiero, forte ma non scioccante, commovente e speranzoso.

Sarei proprio curiosa di sapere la vostra opinione, come sempre vi lascio il trailer e buona visione!

Vostra T.

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