Animale da palcoscenico… O no?

Articolo a cura di Simona Rosa (Direzione Voce) ed introduzione a cura di Tamara Basile.

Chiunque abbia frequentato un corso di teatro leggerà ciò che probabilmente ha sperimentato con piacere e soddisfazione. Calarsi in un “personaggio” completamente estraneo a noi può essere molto più semplice di quanto si pensi. Occorre attingere in profondità e portare a galla il nostro sentire, privi di giudizio. Il senso di appagamento che pervade i sensi è davvero inaspettato e piacevole. Ecco il racconto di un’attrice esperta.

Entro in una stanza… i sorrisi sono ancora deboli e un moto di timidezza traspare sul volto. Altre persone che mi sembrano molto più adeguate di me… Sembrano a loro agio, io non so bene che dire, che fare…

Inizio a muovermi nello spazio, le richieste dell’insegnante sono semplici, non credevo. Ma “sento” che mi contengo, sbircio gli altri. Il loro corpo sembra rispondere perfettamente, risponde e si trasforma. Vedo nei loro movimenti agili movimenti felini o delicati volteggi di uccello.

Iniziamo anche a usare la nostra voce ed escono i suoni più grotteschi che abbia mai sentito… dalla mia!

“Cerca un animale che ti rappresenti” ha chiesto l’insegnante.

Devo, anzi no, voglio trovare un essere vivente che sento adeguarsi al mio corpo, al mio sentire del momento. Non so, sono confuso. È come se tutta la fauna della terra sia sconosciuta. Mi vengono in mente solo galline e mucche. Ma io non sono questo, non ora. “Prosegui, non preoccuparti, muoviti nello spazio e lasciati guidare” prosegue l’insegnante.

Poi accade qualcosa.
Nel mio vuoto cerebrale ed emotivo inizio a cambiare la mia velocità… ho voglia di entrare in contatto completamente con il terreno… mi sdraio e inizio a scivolare. Improvvisamente sensazioni piacevoli e di distacco da tutto ciò che mi circonda mi invadono. Sono a terra, le mie gambe e le mie braccia si muovono e hanno un loro ritmo. Permetto alla mia mente di trovare anche un luogo adatto alla mia mia trasformazione e sento degli odori: di terra, di erba appena colta, sento anche il sole che scalda la mia pelle. Mi tranquillizzo e smetto di cercare un nome, una perfezione.

Non so bene ancora cosa ma sono un animale. Un rettile forse, non so, o forse una coccinella. Non ho ancora deciso ma so che mi sento bene.

Sto liberando delle energie, mi sento molto in contatto con la natura.

Escono spontaneamente dei suoni dalla mia bocca e seppur senza significato ad orecchie esterne, per me invece sono giuste, perfette. Continuo e non vorrei smettere più. La musica di sottofondo è colonna sonora per la mia storia di animale. Con delicatezza l’insegnante ci riporta “a casa”; con piccoli movimenti riacquisto la mia postura e, di nuovo in piedi, guardo i compagni del laboratorio.

Sorriso soddisfatto, sento un grande benessere. Come essere tornato da un viaggio rigenerante.

Il laboratorio di teatro mi regala sorprese, sempre e come chiede l’insegnante, l’importante è lasciarsi andare e non giudicarsi. Trasformarsi è perdersi, non dare nulla per scontato. Ed è incontrare la parte più istintiva di sé. E se è questo uno dei lavori dell’attore, questo mi piace e si! Sono un attore anch’io.

Attore di Vita!

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