Ella, abbreviazione di Cenerella, è una giovane ragazza dalla bellezza semplice e spensierata che sogna di fare la stilista. Vive con la matrigna e le due sorellastre in un reame in cui le donne non hanno diritto di aspirare ad un lavoro e, sembra, non siano un gran che considerate se non come future spose.
Una variazione sul tema che sembra rinnovare la storia di Cenerentola in un’ottica più moderna e femminista: l’ambizione della protagonista non è lasciare la casa in cui le sue parenti la tormentano grazie al principe azzurro ma attraverso le proprie forze ed ambizioni. Una idea molto interessante e che mi ha incuriosita fin dall’inizio del film ma che, a mio avviso, è stata affossata da una pessima scrittura della trama.
Passi che alla fine Ella ottenga botte piena (il lavoro dei suoi sogni) e marito ubriaco (il principe) mandando implicitamente il messaggio che sotto sotto per essere felice aveva necessariamente bisogno di entrambi, ma ottiene tutto ciò che desidera per caso, senza sforzo, senza alcun momento di reale pathos.
Ella non ha di fatto un reale antagonista a frapporsi ai suoi scopi: le sorellastre le vogliono bene e la cosa peggiore che fa la matrigna è sporcarle il vestito di vino perché cerca di proteggerla dalla delusione di non veder coronare i suoi sogni.
Anche gli uomini in quella che dovrebbe essere una società patriarcale all’ennesima potenza sono, perdonatemi il francesismo, dei citrulli senza spina dorsale che in una frazione di secondo si piegano al volere altrui: il re che all’inizio della storia si prospetta essere il massimo rappresentante del maschilismo opprimente lascia che sua moglie e persino una contadinotta lo umilino di fronte all’intero popolo senza adirarsi minimamente, le donne al ballo sono tutte libere e disinibite, la stessa reale che offre lavoro ad Ella glielo offre senza problemi e non deve chiedere ad un presunto marito il permesso di una tale decisione.
Quindi dove sarebbe la trasposizione delle difficoltà femminili nel mondo del lavoro attuale? Dove sarebbe la reale lotta di Ella per l’emancipazione?
Ho notato che si è anche tentato di inserire il tema LGBTQ+ attraverso le figure dell’amico del principe e della fata madrina impersonificata da uno spettacolare Billy Porter. Tentativo molto apprezzato da parte mia, soprattutto per la performance di Porter, peccato che si sia mancata l’occasione di costruire personaggi meno stereotipati e piatti.
In tal senso di nuovo ci è toccato vedere lo stereotipo della ragazza curvy goffa e comica nelle vesti di una delle sorellastre… una caricatura che ha davvero stancato.
Quindi riassumendo: 8 per le idee, 5 per la realizzazione. Un film carino per ragazzi/e molto giovani, appare piatto e noioso per i più grandi. Carina la canzone principale “Million to one” che ho trovato orecchiabile e piacevole malgrado non sia una grande fan dei musical. Passabile anche la recitazione della protagonista Camilla Cabello, cantante pop che forse ricorderete per “Don’t go yet” e “Shameless”, di Idina Menzel, nel ruolo della matrigna, e di Billy porter; soprassiederei sulla recitazione degli altri attori che ho trovato al limite del caricaturale.
Dovreste vederlo? Se possedete Amazon Prime Video, avete figli non troppo grandicelli o volete un film smielato di sottofondo sì, basta non vi aspettiate di più.
Spero comunque che questa volontà di rinnovare temi sorpassati ed inserirli di più attuali continui e si diffonda magari anche in pellicole più impegnate e originali.
Voi cosa ne pensate? Avete visto il film?
Fatemelo sapere nei commenti!
Un grande abbraccio,
Barbara.