IKEA: UN COLOSSO ECOSOSTENIBILE?

LUCI E OMBRE DI IKEA : DALLA CUCINA FATTA DI PLASTICA E LEGNO RICICLATO ALLA NUOVA COLLEZIONE 2019/2020; DALLO SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI AI PARADISI FISCALI.

La nota azienda svedese lancerà una nuova collezione per l’anno 2019/2020 all’insegna dell’ecosostenibilità: non mancheranno oggetti decorativi fatti di materiale riciclato ed elettrodomestici portatili (come la piastra a induzione) per chi cambia spesso casa. 

L’iniziativa è lodevole soprattutto considerando il peso sociale ed economico di un colosso come Ikea, ma sarà sufficiente? 

L’economia circolare e i progetti sostenibili 

Nel corso degli anni , Ikea, ha realizzato diversi progetti legati al rispetto per l’ambiente.

Nel 2016 ha annunciato la vendita di sole lampade a led e rivestito i tetti dei suoi store di pannelli fotovoltaici.

Nel documento, Strategia per la Sostenibilità, datato 2014, già si definivano obiettivi precisi per contrastare il cambiamento climatico e la deforestazione, salvaguardare le risorse idriche e diminuire la quota rifiuti prodotta. Obiettivi erano coprire il 70% del fabbisogno energetico con le rinnovabili entro il 2015 e arrivare al 100% nel 2020. In tal senso Ikea si impegnava ad acquistare sul mercato solo energia elettrica rinnovabile certificata. Altro obiettivo riguardava i rifiuti. Nello specifico raggiungere il 90% di riciclo di quelli prodotti all’interno dei negozi.  

Tra gli obiettivi più significativi del documento vi era inoltre :  produrre per quella data una quantità di energia rinnovabile pari a quella consumata per lo svolgimento delle sue attività, arrivare ad utilizzare cotone riciclato o coltivato con metodi che riducono consumi di acqua,  pesticidi o fertilizzanti chimici e approvvigionarsi totalmente da legno riciclato o certificato FSC ®. Già da alcuni anni IKEA utilizza alcune tipologie di legnami provenienti da foreste certificate FSC in Vietnam e Malesia per produrre mobili da giardino. I legnami prescelti sono acacie dal fusto molto resistente, ideale per i mobili in ambiente esterno.  Insieme ai fornitori ed a partner come WWF, IKEA ha implementato un modello per ripiantumare dove disboscato e per garantire diritti alle comunità locali per la tutela della salute e dell’ambiente.

Ad oggi questi obiettivi sono in fase di attuazione e un nuovo progetto,   “People & Planet Positive” del 2018 , porta all’attenzione una serie di buoni propositi sull’energia, la produzione e gestione dei rifiuti, i consumi di acqua, la promozione e la vendita di prodotti più eco-sostenibili. 

Sulla linea dei prodotti sostenibili e riciclati Ikea ha lanciato una Linea di mobili fatti in Bambù, la linea SKALNAS. Questo perchè il bambù è un legno che ha bisogno di soli 4 anni per essere raccolto, non necessita di essere ripiantato perchè cresce e si diffonde come l’erba e produce il doppio dell’ossigeno rispetto ad altre piante legnose.

La cucina Kungsbacka ,poi, è stato il suo primo “esperimento” di cucina interamente riciclata, un primo passo significativo verso un’economia a rifiuti zero.

Gli studi e le ricerche effettuate hanno portato alla creazione di un nuovo materiale: una lamina in plastica realizzata con le bottiglie in PET provenienti dalla raccolta differenziata di alcune città giapponesi. Una cucina fatta di PET riciclato e legno riciclato consente di risparmiare il petrolio necessario per la produzione di questo tipo di plastica e ridurre il numero di bottiglie destinate alle discariche e di risparmiare, ovviamente, sulla quota di legno vergine.

È così che IKEA ha deciso di elaborare uno schema circolare per espandere la vita dei suoi prodotti, abbandonando il classico sistema lineare che prevede come destinazione finale la discarica. L’economia circolare crea un circolo virtuoso in cui si minimizzano o annullano del tutto gli scarti e le risorse iniziali vengono recuperate e valorizzate.

Infine quest’anno  IKEA ha anche bandito l’uso di materiali plastici monouso come: cannucce, piatti e bicchieri, posate nei propri negozi e ristoranti.

Pensate che Ikea Australia ha anche lanciato un progetto pilota grazie al quale i clienti potranno disfarsi di pezzi di arredamento danneggiati o indesiderati ed essere rimborsati con voucher da poter spendere nel negozio.

Un interesse per l’ambiente che sembra non coincidere  con un generale atteggiamento etico

C’è però chi ha gettato delle ombre sull’azienda. 

C’è chi sostiene che Ikea non abbia a cuore le persone come l’ambiente; che in Cina , dove avviene il 30 % della produzione totale, sfrutti  i lavoratori pagandoli solo 1,60 euro al giorno pur di mantenere i prezzi concorrenziali. Ikea si è difesa affermando che , al contrario, essa si preoccupi di portare avanti ,in queste zone , progetti di improvement e crescita sociale.

Anche il rapporto con i dipendenti del marchio svedese è stato spesso sotto i riflettori; prima in America con il piano 04G e in seguito in Italia con il caso di mamma Marica e del dipendente licenziato per i 5 minuti di ritardo. Sempre in Italia è nata anche la campagna #cambiaikea nata dal malcontento dei dipendenti che lamentano “i sempre peggiori rapporti sindacali, decisioni unilaterali e non condivise da parte di Ikea, prepotenze su cambi di mansioni, variazioni di turni e orari, lavori part time con poche ore e conseguenti miseri stipendi, l’assenza da anni di contratto nazionale “ .

La Responsabilità Sociale di cui si vanta il gruppo svedese parrebbe poi rispondere,  ad una strategia top-down senza nessun coinvolgimento degli attori locali dei territori dove sono insediati i suoi negozi, un atteggiamento tipico delle aziende multinazionali.

Altra denuncia fatta non molto tempo fa dal Fatto quotidiano  e dall’associazione Salviamo il Paesaggio riguarderebbe la mancanza di attenzione di Ikea all’ambiente quando si tratta di aprire nuove filiali sacrificando enormi distese di terreni agricoli.  

Tra le accuse, infine, vi è anche quella di aver costruito una struttura societaria assai complicata e praticamente inaccessibile, una ragnatela nata apposta per sfruttare meccanismi di “pianificazione fiscale” per pagare meno tasse possibile senza violare la legge. Ad esempio spostando le sede legale dei propri interessi in Olanda, dove il regime fiscale è agevolato.

Voi cosa ne pensate? Può un colosso come IKEA arrivare ad essere realmente etico e sostenibile? Fatecelo sapere nei commenti! 

Nel frattempo ecco un video con la nuova collezione sostenibile Ikea.

Arrivederci a presto con la nostra rubrica Consigli360!

Barbara

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