“Alle olimpiadi si creano eroi. Alle paraolimpiadi arrivano gli eroi”
Un film incredibilmente emozionante, con effetti e fotografia degni del grande cinema; una narrazione coinvolgente e dinamica.
“Rising Phoenix” non è un semplice documentario sulla nascita delle paraolimpiadi. Questo film è la storia di uomini coraggiosi che hanno lottato affinché le paraolimpiadi fossero considerate sport a tutti gli effetti, perché cambiasse il modo in cui il mondo guardava ai disabili. Fondi inesistenti o sottratti, paesi che si sono rifiutati persino di ospitare tali competizioni, non li hanno mai fermati.
In loro la forza di lottare per i veri protagonisti della pellicola: gli atleti paraolimpici.
Nel film si susseguono anche le loro storie. Storie di eroi, combattenti, sportivi e sognatori. Tra questi racconti anche quello di Bebe Vio, protagognista di alcuni dei momenti più emozionanti del film.
Le loro vite, il loro esempio, non sono “solo” la dimostrazione che le persone diversamente abili possono fare di più di ciò che ci si aspetterebbe da loro. Non si tratta esclusivamente di far comprendere ad un ragazzo diversabile davanti allo schermo che la disabilità non è la sola cosa che lo identifica e che in lui c’è ben altro.
È la dimostrazione che nulla è impossibile, che un uomo può andare oltre ai limiti che gli sono stati imposti. Perché quando vedi una persona non vedente giocare a calcio o un uomo senza braccia tirare con l’arco o vincere l’oro nella scherma; quando vedi un uomo senza una gamba correre i 100 metri o volare nel cielo mentre compie il salto più spettacolare che tu abbia mai visto… lì qualcosa nel tuo cuore si muove. Ed il mondo, tutto, ha bisogno di questo. Ha bisogno di vedere che il sacrificio, la tenacia, l’amore, possono potare una persona, all’apparenza fragile, a compiere l’impossibile.
“Non applaudivano perché vedevano persone disabili ma perché avevano assistito ad un grande evento sportivo”
Ed anche voi non amerete questo film perché parla di
paraolimpiadi ma perché parla di grandi uomini, grandi donne e di sport, quello
vero.
Persona360° ha molte volte parlato dell’inclusione, della differenza e della disabilità nel mondo dello sport, del lavoro, dell’arte. Il nostro team crede, infatti, che rinunciare alle abilità di queste persone sia una deprivazione per la nostra società oltre che per la loro vita.
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Vi saluto e vi mando un grande abbraccio,
Barbara.