Durante la stagione autunnale è frequente che alcuni sintomi come acidità e bruciori allo stomaco si facciano sentire maggiormente e può venire spontaneo domandarsi se è il caso di capire se si soffre di reflusso gastroesofageo, un disturbo effettivamente molto frequente: si stima che colpisca circa 4 milioni di italiani!
Che cos’è il reflusso gastroesofageo?
Quando ingeriamo il cibo, esso passa attraverso l’esofago e finisce nello stomaco. Tra queste due strutture esiste una valvola detta sfintere esofageo inferiore o cardias, che si apre e chiude quando deve passare il cibo e ha il compito di impedire a quest’ultimo e ai succhi gastrici di risalire lungo l’esofago.
Se si presenta un’alterazione anatomica o funzionale di questa valvola, i succhi gastrici tendono a risalire lungo l’esofago. Si deve tener presente che lo stomaco è “progettato” in modo da poter sopportare un ambiente acido, l’esofago, invece, non è protetto adeguatamente: ciò comporta un’irritazione delle strutture e i sintomi che ne derivano.
Quali sono dunque i segnali che possono avvisarci che potremmo soffrire di reflusso gastroesofageo?
– bruciante dolore localizzato dietro lo sterno
– l’alito acido / sensazione di acidità in bocca
– tosse secca, raucedine, abbassamenti di voce, sensazione di corpo estraneo in gola
Oltre a questi sintomi classici, possono manifestarsi dei sintomi atipici. Per approfondire l’argomento consigliamo la lettura dell’articolo della dott.ssa Soligon (fai CLICK QUI)
Chiaramente spetta al medico di base individuare i segni e i sintomi e indirizzare il paziente dallo specialista in gastroenterologia per effettuare una diagnosi più accurata e scegliere la migliore cura.
Fondamentale è, come sempre, la prevenzione attraverso una corretta alimentazione, a QUESTO LINK puoi trovare dei consigli molto interessanti scritti da specialisti nel settore.
Tra i consigli per una buona prevenzione aggiungiamo anche il trattamento osteopatico, che può rivelarsi efficace anche per migliorare la sintomatologia: l’osteopata può valutare se vi è un alterato rapporto pressorio tra la cavità toracica e quella addominale. Se è presente uno scompenso, ciò potrebbe inficiare il buon funzionamento dello sfintere esofageo inferiore.
L’osteopata può, inoltre, eseguire una stimolazione a livello neurovegetativo tramite la manipolazione dei segmenti vertebrali delle aree che innervano le strutture esofagee e gastriche.
Essendo il trattamento osteopatico altamente personalizzato è importante eseguire una valutazione completa per inquadrare la situazione di ogni singola persona.
dott.ssa Alice Delbono – dott. Stefano Grassotti
www.osteopatiabrescia.it