Si tende sempre più spesso a demonizzare la tecnologia e le sue innovazioni, tuttavia essa può davvero aiutarci e migliorare le nostre vite: tutto dipende dall’utilizzo che se ne va. Le innovazioni tecnolgiche, per esempio si sono dimostrate, e si dimostrano ancora oggi, un potente alleato per l’inclusione.
Le tecnologie informatiche hanno numerosi utilizzi nell’ambito della sordità ed incidono profondamente in ambio educativo, lavorativo e sociale, determinando possibilità nella scuola e nella società altrimenti impensabili. Per i sordi un semplice personal computer e la possibilità di collegarlo in rete costituiscono una possibilità incredibilmente potente per comunicare con gli altri, finalmente alla pari, valicando anche i confini della comunità sorda.
Basti pensare all’impatto che hanno avuto gli smartphone nella vita delle persone sorde. Questi consentono di effettuare videochiamate e registrare messaggi video senza fare ricorso all’aiuto di terzi o servizi ulteriori. Per non parlare di tutte le App che contengono, quali ad esempio Whatsapp e Telegram, che consentono di comunicare usando un canale integro nelle persone con deficit uditivo: la vista. Sono sempre più diffuse anche App che creano dei ponti tra persone udenti e sorde utilizzando tecnologie di riconoscimento, trascrizione istantanea e sintesi vocale come la applicazione AVA o l’app di Google “Live Transcribe”, creata in collaborazione con l’università di Gallaudet.
Una vera e propria rivoluzione se si pensa che fino a non molto tempo fa l’unico modo di comunicare a distanza era il DTS, un apparecchio collegato alla linea telefonica che consentiva di comunicare scrivendo messaggi ma che poteva collegarsi solo a dispositivi analoghi. I DTS erano posseduti solo dai sordi e da pochi udenti, nulla in confronto all’attuale diffusione dei telefoni cellulari. L’unica alternativa al DTS era il FAX che aveva però dei lunghi tempi di attesa. Entrambe le opzioni, DTS e FAX, poi, si scontrano spesso con le difficoltà linguistiche delle persone sorde e utilizzarli diventa particolarmente macchinoso e stressante. Al contrario i cellulari hanno contribuito in maniera sostanziale all’autonomia dei sordi e a un allargamento delle relazioni.
L’impatto dell’Information and Communication Technology (ICT) è stato fortissimo nella comunità sorda che sta diventando sempre di più una comunità virtuale e si sta ampliando proprio grazie alle opportunità comunicative che l’ICT porta con sé.
E questo fenomeno non può che ampliarsi in futuro dato il fascino che questo genere di tecnologie ha sui giovani, sordi inclusi. Studi condotti su adolescenti sordi (Barak e Sadovsky 2008) hanno evidenziato il fatto che i ragazzi sordi utilizzano Internet più frequentemente e per periodi di tempo più lunghi rispetto ai coetanei udenti. Questi risultano molto competenti nell’utilizzo del computer e dei social e posseggono un numero di interazione maggiore (con sordi e non) rispetto al passato.
Giochi al computer, programmi didattici, videoscrittura, internet, sottotitoli video, web-camera, DVD, cellulari, smartphone, rappresentano varie sfaccettature dell’approccio informatico che consente di visualizzare le parole in contesti di apprendimento, come la scuola e la logopedia, ma anche di relax e di gioco, attivando quindi obiettivi e modalità differenti. (Maragna 2008)
Anche in ambito medico e nella fattispecie protesico, la tecnologia si è dimostrata rivoluzionaria per l’integrazione delle persone sorde e per incrementarne le opportunità comunicative.
Circa sessant’anni fa sono comparse le prime vere e proprie protesi per i deficit uditivi. Con il tempo la tecnologia ne ha migliorato sia l’estetica che il funzionamento. Si è passati gradualmente da protesi ad amplificazione lineare, che aumentano l’intensità del suono in modo costante, a protesi ad amplificazione non lineare con controllo automatico di volume ed infine, alla vera e propria svolta, con le protesi digitali che possono essere regolate in modo molto più preciso, possono ridurre il rumore ed offrono una maggiore fedeltà del suono.
Oggi si tende ad introdurre queste protesi già a 4-6 mesi poiché si ritiene che il periodo di maggiore plasticità cerebrale si abbia nel primo anno di vita. La novità tecnologica più recente è rappresentata dall’impianto cocleare. Questa sofisticata apparecchiatura, ideata dal prof. Schlinder dell’università di San Francisco negli anni Ottanta ed applicata in Italia a partire dal 1992, consiste in un dispositivo elettronico in grado di stimolare direttamente le fibre residue del nervo acustico, il quale poi invia il messaggio ai centri corticali superiori, e quindi risulta ideale per soggetti con una sordità profonda.
L’impianto si compone di una componente esterna ed una interna. La prima è formata da un microfono-ricevitore il quale viene agganciato al padiglione auricolare, un processore vocale che funziona come un microcomputer tascabile e un’antenna esterna. La seconda invece è posizionata chirurgicamente e alloggiata sotto la cute. Contrariamente a quanto comunemente si crede, l’impianto di per sé non permette al sordo di sentire come un udente ed è necessaria una riabilitazione logopedica di almeno due anni. Il lavoro rieducativo successivo all’intervento è infatti indispensabile per adattarsi o riadattarsi al mondo sonoro e si basa su esercizi di stimolazione uditiva finalizzati ad una percezione graduale prima dei suoni e rumori ambientali e successivamente di parole e frasi. Le risposte a questo impianto differiscono da persona a persona: c’è chi riesce a percepire suoni e frasi diminuendo l’utilizzo della lettura del labiale e chi invece ha avuto risultati negativi.
L’importante in tal senso è informare adeguatamente la famiglia circa le difficoltà cui va incontro, sui possibili rischi e sui risultati della protesi per evitare false aspettative. Imprescindibile anche una normativa più rigorosa e precisa, nel nostro paese, che garantisca un maggior controllo sui protocolli di applicazione riferiti all’età dei soggetti e alle loro condizioni fisiche, sui risultati a breve e lungo termine di questi interventi, sugli effetti linguistici, psicologici e sociali dell’impianto cocleare e sulla selezione dei pazienti idonei.
Riguardo invece alle tecnologie nell’ambito riabilitativo esistono programmi al computer che consentono di vedere alcune caratteristiche della propria voce quali intensità, suono e frequenza. Consentono di controllare l’emissione della propria voce (Speech Viewer) e migliorarla. Vi sono poi giochi adatti ai bambini dai quattro anni in poi che permettono di identificare eventuali deficit uditivi (Ear Game) e di fornire le giuste risposte in termini di approfondimento diagnostico e di riabilitazione, ove necessario.
L’ICT è entrata a far parte anche del mondo dell’educazione degli alunni sordi. Gli strumenti multimediali e gli ambienti di apprendimento basati su tecnologie digitali vengono utilizzati sempre più spesso nelle lezioni in classe e nei lavori di gruppo. Uno dei più significativi passi in avanti riguarda la formazione a distanza che permette di usufruire di servizi educativi specifici per sordi: corsi online e tutoraggio sono divenuti popolari in questo ambito ben prima dell’emergenza Covid. Queste nuove frontiere di apprendimento stanno determinando ottimi risultati nell’educazione dei bambini e dei ragazzi sordi e sembrano essere promettenti rispetto ad ulteriori sviluppi.
Uno degli strumenti interattivi multimediali attualmente più diffuso nelle scuole è la LIM, la quale permette di ottenere un materiale multimediale discretamente sofisticato grazie all’accesso alle informazioni online. Accanto ad essa, un altro valido strumento che viene sempre più apprezzato dagli alunni sordi nelle classi è il tablet. Secondo gli studi di Stinson e dei ricercatori italiani del progetto TERENCE, gli studenti sordi preferiscono il tablet al pc. I tablet risultano infatti più piccoli ed ergonomici, posseggono comunque tutte le funzioni di un pc tra cui la connessione internet e per i più giovani sono più accattivanti grazie alla funzione touch screen.
Anche un semplice computer è comunque in grado di suscitare l’interesse di bambini e ragazzi sordi poiché si rendono conto di avere tra le mani uno strumento di cui possono padroneggiare facilmente input e output. La tecnologia permette di creare e usare in maniera semplice animazioni e informazioni visive e può consentirci di migliorare il monitoraggio dell’apprendimento, l’apprendimento a distanza e le possibilità di interazione studente-docente.
Senza contare i meravigliosi software e giochi che sono stati creati per sostenere gli apprendimenti dei bambini/ragazzi sordi! Fatemi sapere a tal proposito se vorreste un articolo dedicato ad essi e magari anche al modo in cui questi programmi devono essere realizzati per raggiungere lo scopo! O magari se siete interessati a conoscere le stategie per impostare una lezione alla LIM che sia inclusiva anche per chi ha un deficit inclusivo.
Per ora è tutto,
vi mando un grande abbraccio e,come sempre, vi invito a porre le vostre domande ed esprimere le vostre considerazioni nella sezione commenti 🙂
Barbara