Negli ultimi vent’anni l’avocado ha avuto un boom di
notorietà ed il famoso sandwich all’avocado è entrato anche a far parte della
nostra cucina mediterranea. Osannato per le sue proprietà è stato persino
definito “miracoloso” o “super frutto”. Tuttavia ci sono alcuni aspetti circa
la cultura, l’acquisto di questo prodotto e persino i suoi nutrienti che
dovremmo tenere in considerazione.
L’avocado d’oltre oceano ha un forte impatto ambientale
e non è un prodotto etico.
L’avocado ha bisogno di moltissima acqua per crescere e secondo la Carbon Footprint Ltd una piccola confezione di due avocado ha un’impronta di emissioni pari a 846,36 grammi di CO2, praticamente due volte le emissioni di un chilo di banane (480 grammi).
L’impennata della domanda di questo frutto ha portato in Messico alla disboscazione di ben 690 ettari, le riserve idriche si sono esaurite lasciando diversi paesi senz’acqua e le sostanze chimiche usate per rendere la coltura di avocado più produttiva hanno poi inquinato queste zone. Inoltre, come spesso accade, l’aumento della domanda di esportazione ha fatto levitare il prezzo (è aumentato del 125% solo nell’ultimo anno) facendo diventare l’avocado troppo caro per le popolazioni locali e allo stesso tempo appetibile per la criminalità organizzata.
Per la riproduzione dell’avocado è infine indispensabile il contributo di particolari api mielifere che vengono trasportate da un campo all’altro per l’impollinazione. Durante questo tragitto molte api inevitabilmente muoiono.
Se amate particolarmente
l’avocado potrebbero esserci però delle strategie per poter portare sulle
vostre tavole un prodotto più etico ed ecosostenibile.
Preferire un
prodotto di provenienza italiana anziché d’oltre oceano è una di queste.
La realtà siciliana è, almeno per ora, molto diversa da quella del
Sudamerica, dunque l’origine Italia rappresenta tendenzialmente una maggior
garanzia, sia dal punto di vista agricolo che dell’impatto ambientale del
trasporto.
Un’altra cosa da ricordare è che l’avocado è un prodotto stagionale. L’avocado si inizia a raccogliere a ottobre-novembre nelle sue varietà autunnali (Zutano, Fuerte, Bacon) e poi a gennaio si inizia con la varietà Hass che va avanti fino ad aprile-maggio. Fuori da questa stagione, per altro molto lunga, non ci sono speranze di mangiarsi un avocado sostenibile. Scegliere di comprare l’avocado in questo periodo, un po’ come si fa con altri prodotti, avrà un impatto ambientale decisamente più ridotto.
L’avocado è
davvero un cibo salutare?
La Food and Drug Amministration che per 20 anni aveva consigliato il consumo di avocado ora, a seguito delle ricerche legate ad un suo eccessivo consumo, fa un passo indietro sostenendo che il frutto non sia poi così salutare. Sembrerebbe infatti che l’avocado contenga troppi grassi, troppi carboidrati e poche proteine.
Ma quindi chi ha ragione? Chi sostiene che sia un frutto miracoloso, adatto alle diete, capace di apportare effetti benefici in gravidanza e alla nostra pelle, e persino in grado di accendere sopiti bollori; oppure chi ci mette in guardia da questo prodotto definendolo “inutilmente grasso e calorico”. Questo non posso dirvelo con certezza, non sono né una dietologa né una dietista, ciò che è certo e che chiunque nel settore sottolinea che il benessere di un individuo deriva da un’alimentazione varia e bilanciata. Esagerare nel consumo di un prodotto, che sia avocado o meno, porta inevitabilmente con sé ripercussioni negative.
L’avocado può certamente essere l’ingrediente per un pasto o una merenda sfiziosi ma non può certo divenire onnipresente o sostituire altri cibi nella nostra dieta.
E voi cosa ne pensate, conoscevate il “lato oscuro” dell’avocado? Siete soliti acquistarlo e consumarlo?
Fatecelo sapere nei commenti!
Un abbraccio,
Barbara