Il Covid vissuto e un haiku

L’anno scorso scrivevo…

Il lunedì semplicemente arriva.
Questo è un momento difficile, possiamo dirlo.

Sono reclusa in casa ormai da 4 lunghe settimane e a volte, all’euforia iniziale e alla possibilità di fare quello che solitamente mi ritrovavo a procrastinare, si alterna la frustrazione di una libertà limitata. Un sacrificio necessario e doveroso da parte di tutti questo è certo. Mi chiedo spesso cosa ci insegnerà tutto quello che stiamo vivendo e anche in questo caso si alternano in una danza interminabile il pessimismo e la speranza.

Veniamo ad oggi.

Mi sono ammalata di Covid-19 il 20 di febbraio, sono esattamente 37 giorni che sono chiusa in casa.

Qui confermo e sottoscrivo, il covid non è una passeggiata, non è come un’influenza un pochino più forte, non colpisce solo i vecchietti e il decorso non è lo stesso per tutti.
Per guarire, cioè non avere febbre il mal di testa e i dolori alle ossa, ci sono volute due settimane piene.
La tosse è passata piano piano ma ce ne sono volute tre.
La spossatezza e la difficoltà di concentrazione permangono ancora oggi.

Ti si accolla, come si dice ora.

Lo dico per piangermi addosso?
No.

Lo dico perchè se ne parla poco, probabilmente a causa del fatto che si ha paura di essere trattati come lebbrosi colpevoli di aver preso chissà come il virus.
Che poi, ancor prima di chiederti come stai? Molti ti chiedono chi te lo ha passato…
Lasciamo perdere il fastidio.

Ho avuto paura per la persona al mio fianco, a cui purtroppo ho passato il virus, sentendomi colpevole.
Ho vissuto la preoccupazione di non poter essere di aiuto in caso di bisogno.
Ho vissuto il tarlo dell’aver potuto contagiare qualcuno.
Il dubbio relativo alla cura più efficace in attesa di conferma della diagnosi.
Il termometro era sempre a portata di mano, come il saturimetro.

Ma…

nonostante tutto il peso della situazione passata ed attuale, quest’esperienza mi ha lasciato molto e soprattutto mi ha resa più forte.

In questo mese ho dato esami, realizzato progetti, ho lavorato a distanza con i miei allievi sulle loro voci, mi sono presa del tempo per me, ho trovato nuovi obiettivi, capito quali non fanno più per me e molto altro ancora.

Non racconto questo per dire che sono la più brava, la migliore, che tutti dovreste imparare dalle mie parole e lodarmi. Dio solo sa quanta fatica mi costi darmi una pacca sulla spalla anche quando me lo merito.

Ora dirò una cosa scontatissima deludendo tutti.
Se ce l’ho fatta io…

Però so bene, quanto questa frase possa essere inutile, quindi no, non è questo quello che volevo dirvi ma, non mollate, stringete i denti, non importa quanta paura abbiate, poi passa… e ritorna,,, e ripassa.

è la vita, viviamola…

Chiaramente non vi lascerò senza un haiku 🙂

Alla prossima, vostra T.

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