Oggi il pediatra decide quando iniziare lo svezzamento, quali e quanti cibi introdurre, quindi abbiamo mille e uno approcci al modo di nutrire i nostri figli.
Io faccio parte di due gruppi di mamme, uno creato a seguito del primo corso preparto che ho frequentato, l’altro con il secondo, e posso affermare che fra tutti i pediatri consultati non ci sia consenso e non concordino su nulla.
Nonostante esistano delle linee guida generali, ognuno personalizza il proprio approccio (non si sa in base a cosa) e lo rende una verità da seguire ciecamente. Parlo di bambini sani, senza problemi particolari e che quindi non necessitano di valutazioni effettuate da figure competenti.
L’OMS dice di iniziare l’alimentazione complementare NON prima dei 6 mesi. Forse solo uno dei pediatri di cui ho sentito ha effettivamente dato questa indicazione, e solo perché la mamma era una delle poche che allattava al seno. Esistono altri professionisti che, nonostante le prove scientifiche, consigliano di iniziare già al terzo, quarto, quinto mese di vita, senza dare nessuna motivazione per questa scelta.
Nel 99% dei casi tratti della mia esperienza i pediatri consigliano di iniziare con la frutta, ma si è visto che con l’introduzione precoce della frutta può esserci un maggior rischio di diabete di tipo 1 in soggetti predisposti. Inoltre iniziare con la frutta abitua il bambino al gusto dolce rendendo poi potenzialmente difficile fargli accettare una pappa “salata”.
Ai miei bambini gliel’ho fatta assaggiare solo verso l’anno di vita. La velocità con cui aprivano la bocca non era mai stata così rapida quando gli davo le pappe.
Altro elemento di infinite discussioni è la sequenza con la quale introdurre gli alimenti. Pensavo che come il bambino man mano che cresce migliora i vari tipi di sviluppo (motorio, sensitivo, cognitivo…), anche per gli alimenti ci fosse uno schema che ne indicasse la successione d’assunzione.
Ci sono due opinioni generali: da un lato, il pediatra che ti fa iniziare con pappe e omogeneizzati di un certo tipo, per poi nel giro di un paio di mesi, aver fatto assaggiare tutto, e, dall’altro, quello che consiglia di provare tutto fin da subito.
Uno studio del 2008 definiva una finestra tra i quattro e sette mesi di vita del bambino in cui fare assaggiare tutto, perché sembrava potesse proteggere in futuro dalle allergie. Ma questo studio è stato confutato nel 2015. Inoltre l’OMS suggerisce di iniziare lo svezzamento a 6 mesi. Quindi non c’è un arco temporale possibile per somministrare tutta la varietà di cibo al bambino.
Considerando che gli studi dai quali emergono queste raccomandazioni non hanno ancora un campione abbastanza elevato e ci sono troppe variabili di cui tenere conto (provenienza geografica, dieta materna) bisognerà aspettare una letteratura scientifica più corposa per essere veramente dirimente su tali argomenti.
Si è comunque già accertato che la dieta materna durante la gravidanza possa aiutare a ridurre il rischio di malattie nel bambino.
Io sono stata fortunata e ho potuto pormi tante domande e cercare le risposte in base alle mie esigenze perché ho avuto la possibilità di stare a casa con il mio bambino per il suo primo anno.
C’è chi non può e quindi deve affidarsi agli asili nido dove, sebbene stia nascendo un’offerta alimentare un pochino più variegata, spesso e volentieri gli schemi dietetici proposti sono datati e non considerano i LARN più recenti, per offrire ai bambini il menù più adattato possibile alle loro esigenze.
[Continua]
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