Rispettare i tempi di sviluppo dei bambini è fondamentale per progettare una qualsiasi azione educativa che sia rivolta a loro. Anche bimbi molto piccoli sentono la necessità di essere competenti e insistere su attività che anche impegnandosi non possono svolgere potrebbe minare tale senso di competenza oltre che la costruzione della loro autostima.
L’autostima infatti si sviluppa sin dai primi anni attraverso i rimandi che le persone significative (o caregivers) ci danno su noi stessi. Ecco quindi che l’idea che il bambino crea di se stesso si plasma attraverso le informazioni che riceve da genitori, fratelli, nonni, ed educatori che si prendono cura di lui.
Non chiederemmo mai ad un bimbo di 5 mesi di stare sulle proprie gambe e camminare poiché sappiamo che non è ancora il momento giusto perché lo faccia e che, mancando i presupposti fisici e cognitivi per svolgere tale attività, per il bambino, non solo sarebbe impossibile riuscirvi ma potrebbe anche risultare dannoso. Questo concetto dovrebbe essere alla base anche dei giochi e in generale di tutte le attività che proponiamo ai bambini.
Mi capita spesso di ascoltare mamme frustrate perché propongono attività di pregrafismo, di riconoscimento dei colori e attività di conta ai loro bimbi di 2/3 anni senza ricevere dei feedback positivi da parte dei loro figli. Ma tra gli 0 ed i 3 anni i bambini si trovano ancora in uno stadio senso motorio e molte strutture cerebrali non sono ancora del tutto formate per cui alcune richieste per loro sono semplicemente impossibili da assolvere.
C’è inoltre da considerare che, al di là delle tabelle che elencano i compiti di sviluppo per le varie età dei più piccoli, ogni bambino ha i suoi ritmi e il suo personalissimo percorso di sviluppo. Finalmente nel mondo scientifico si è concordi sul fatto che ogni individuo sia unico, che ognuno di noi abbia un proprio modo di apprendere e un proprio modo di essere intelligente (a tal proposito se voleste approfondire potrei scrivere un articolo in merito ai vari tipi di intelligenze insite in noi e al loro sviluppo, fatemelo sapere nei commenti.).
quindi importante evitare di ricorrere troppo al confronto tra bambini e, per quanto riguarda i genitori, non entrare in ansia se i bimbi dei vostri amici sanno fare una cosa e vostro figlio no. Provate a vedere cosa gli piace fare, osservatelo e potreste scoprire che ha altri interessi, altre abilità o semplicemente per lui non è ancora il momento giusto per svolgere quella particolare attività.
Come fare allora a conoscere i tempi di sviluppo dei più piccoli in modo da proporre attività commisurate all’età? Come non cedere al timore che nel bimbo di cui ci occupiamo ci sia “qualcosa che non va”?
Esistono diversi manuali che descrivono i tempi e le tappe dello sviluppo fisico, comportamentale, psicologico e sociale dei bambini tra gli 0 ed i tre anni. Vi porto due libri che posseggo e che credo siano scritti in modo sufficientemente chiaro.
Di libri in merito ne esistono davvero tantissimi, questi sono solo a titolo esemplificativo, ci tengo però a puntualizzare ancora una volta che debbano essere letti sempre avendo presente che ogni bimbo è diverso dall’altro e che per ovvie ragioni tali manuali si basano su dati generici basati su studi statistici ed i tempi di sviluppo che riportano sono puramente indicativi.
Ci tengo anche a segnalarvi questo link dell’istituto superiore di sanità che racchiude, seppur in modo schematico, le tappe fondamentale di sviluppo dei bambini tra i tre mesi ed i sei anni. Clicca qui. Credo infatti possa essere utile per avere una prima “infarinatura” sul tema.
Come sempre se aveste domande o curiosità o vi piacerebbe approfondire alcuni aspetti vi invito a scriverlo nei commenti, sarò felice di rispondervi.
Un forte abbraccio,
Barbara.