Il 19 Maggio 2021 è stata ufficialmente riconosciuta la Lingua Italiana dei Sordi, più comunemente nota con l’acronimo LIS e mi sono resa conto di non aver mai scritto un articolo circa questo evento anche se mi ha letteralmente riempito di gioia.
Un riconoscimento che arriva un po’ in ritardo, dato che son passati ben 10 anni dalla Convenzione delle Nazioni Unite sulla disabilità che stimolava gli stati membri a favorire la diffusione delle lingue dei segni e sostenerne l’utilizzo.
Con la lentezza tutta italiana con la quale riconosciamo le leggi per i diritti inclusivi nel nostro paese siamo finalmente giunti ad affermare che “La Repubblica Italiana riconosce, promuove e tutela la lingua dei segni italiana”. Secondi a numerosi paesi europei tra cui Spagna, Portogallo, Regno Unito, Islanda, Danimarca, Finlandia, Grecia, Malta, Austria, Albania, Serbia e Slovenia, e solo dopo diversi paesi statunitensi e Africani (per tutti quelli che vantano superiorità razziali ebbene sì, abbiamo riconosciuto un sacro santo diritto alle persone sorde solo dopo Zimbabwe, Ghana e Congo).
Direte “cos’è tutta questa amarezza? Non avevi detto di sprizzare gioia da tutti i pori?”
Sono contenta che finalmente in Italia si sia giunti a riconoscere la LIS come lingua vera e propria e come un diritto per le persone sorde, son felice che le battaglie dell’ENS e della comunità sorda siano riuscite in questo meraviglioso traguardo, ma un così tardo riconoscimento rispetto alla ricerca scientifica e a buona parte della legislazione europea è il sintomo che qualcosa nel nostro paese non va quando si tratta di inclusione delle disabilità.
Ad oggi molte persone sorde abbandonano gli studi, non perché non siano brillanti o perché non abbiano voglia di continuare il proprio percorso formativo ma perché troppo spesso mancano quegli ausili che sarebbero previsti per legge. Mancano interpreti e assistenti alla comunicazione, la formazione degli insegnanti di sostegno è generica e non prevede corsi specifici riguardo la sordità.
I docenti di materia che hanno nella propria classe alunni sordi non conoscono tecniche educative e specifiche apprenditive legate al deficit uditivo ormai più che note alla ricerca e ciò fa si che non si sia in grado di dare a questi ragazzi la preparazione ed il bagaglio culturale che meritano.
Più si prosegue con il percorso scolastico più le cose si fanno difficili e si pongono sempre più ostacoli alla realizzazione delle piene potenzialità delle persone sorde. Possibile che non si sia in grado di integrare un individuo che presenta un deficit sensoriale nel 2021? Perché la scuola della disabilità deve configurarsi come una formazione di tipo B?
Nel nostro paese non mancano grandi ricercatori, sensazionali scoperte, la creazione di tecnologie e software per la didattica (come il progetto TERENCE, giusto per citarne uno) per gli studenti sordi: perché la maggior parte degli insegnanti non ne conosce l’esistenza?
E non diamo tutta la colpa ai docenti, non cadiamo nell’opzione più facile e populista. I docenti vanno formati, bisogna decidere come formarli e dare delle reali e sensate opportunità di formazione continua. Una formazione che vada a passo passo con la ricerca ma che sappia calarsi nella pratica dando strumenti reali, spendibili in una classe.
Il riconoscimento della LIS da l’opportunità di diffondere anche i corsi che la insegnano a livello pubblico e per la comunità sorda è un passo importante per l’inclusione e l’abbattimento delle barriere comunicative. Ovviamente resta ancora molto da fare, come detto bisognerà verificare che questo non sia l’ennesimo diritto solo su carta.
Ne è consapevole il presidente nazionale dell’ENS, Giuseppe Petrucci che ha affermato “ Il nostro lavoro ovviamente non finisce qui, continueremo ad impegnarci giorno dopo giorno per dare attuazione a questa legge e trasformarla in fatti, sempre guidati dall’obiettivo di migliorare la qualità della vita di tutte le persone sorde e dal principio di uguaglianza sostanziale sancito nella nostra Costituzione”.
Gioiamo dunque di questa conquista ma continuiamo a lottare perché la nostra società sia sempre più inclusiva. Nel frattempo se non aveste mai avuto la fortuna di entrare in contatto con la comunità sorda e la sua cultura vi invito a farlo… non ne rimarrete delusi!
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Come sempre se volete che approfondisca qualche aspetto o avete dubbi, domande, opinioni, non siate timidi e commentate; sarò lieta di rispondervi.
Un grande abbraccio,
Barbara.