10 strategie per l’alunno ADHD

Rieccoci a parlare di ADHD e, come promesso, dopo aver visto un po’ di cosa si tratta e aver elencato le caratteristiche di questo disturbo, oggi parleremo delle principali strategie per aiutare un bambino con deficit di iperattività ed attenzione a scuola.

  1. Lo spazio progettato. È importante predisporre un contesto fisico facilitante.
    In tal senso è preferibile posizionare il banco del ragazzo in un luogo ben visibile dall’insegnante, che non sia troppo vicino a distrattori (quali finestre, cartelloni, compagni vivaci) e che gli permetta di alzarsi senza distrarre eccessivamente i propri compagni.
  2. Regole chiare. Prevedere poche, semplici regole costanti che siano proposte in positivo (es. “alzare la mano per avere turno di parola” anziché “non parlare senza essere interpellato”) e in modalità operativa (“fai il bravo” ha poca efficacia, preferibile specificare esattamente quale comportamento gli si sta chiedendo).
  3. Insegnare a disporre del materiale scolastico. Spesso il bambino si mostra disordinato e goffo nel reperire il materiale utile all’attività del momento. In tal senso può essere produttivo creare delle tabelle o delle grafiche con il tipo di attività ed i materiali occorrenti (es. disegno grafico: righello, squadra, gomma pane, matita HD)
  4. Tempi brevi e routine. Fondamentale che il tempo sia ben programmato e preveda una routine che faccia anche da contenitore emotivo, inoltre per quanto concerne i tempi previsti per le attività è bene tener presente che un ragazzo ADHD ha bisogno di più tempo per svolgere una attività ma che, allo stesso tempo, ha una capacità di mantenere l’attenzione e lo sforzo ridotta rispetto ai coetanei. Può essere d’aiuto in tal senso scomporre l’attività in compiti e prevedere una pausa di decompressione tra un compito e l’altro (ad es. per una attività di lettura e domande di comprensione si può suddividere il testo in sequenze con le domande relative alla singola sequenza. Quando l’alunno avrà letto e risposto alle domande di quel segmento, spunterà in una apposita tabella “domande sequenza 1” e potrà riposare un momento prima di passare alla sequenza successiva). Va da sé che si concederà al ragazzo maggior tempo per completare l’attività.
  5. Preferire incoraggiamenti positivi (effettuati a bassa voce quando siamo vicini al bambino) che non si limitino ad un “sei stato bravissimo” ma che spieghino cosa concretamente l’alunno ha fatto e che reputiamo di dover rinforzare (es. “hai provato a completare tutte le operazioni, ti stai davvero impegnando molto”) e che non aggiungano una critica alla lode “Vedi che se vuoi sai aspettare il tuo turno? Perché non lo fai sempre?”. Qualora si pensi sia necessario interrompere un comportamento meglio evitare di riprendere il ragazzo di fronte alla classe, concordare con lui dei segnali di STOP può essere più costruttivo. Se invece il comportamento è disfunzionale è bene interromperlo subito e mettere in atto la punizione prevista.
    In merito a ciò è comunque bene tener presente che questi ragazzi hanno bisogno di muoversi di più rispetto ai coetanei, quindi costringerli a rimanere seduti molto a lungo o a saltare completamente l’intervallo per punirli potrebbe scatenare l’effetto contrario. Quindi se si utilizza il metodo del Time out è bene non abusarne e preferire il coinvolgere il ragazzo durante la lezione come “aiutante” permettendogli di alzarsi un attimo e “staccare”.
  6. Insegnare a leggere le istruzioni ed a rispondere senza essere troppo impulsivi. Una strategia vincente è leggere le istruzioni con i ragazzi, sottolineare le parole chiave della consegna, magari fare anche uno schema di come procedere e poi chiedere ad uno di loro di spiegare a parole sue cosa bisogna fare. Durante tutto ciò le matite/ penne restano posate sul banco mentre la scheda di lavoro è già presente sul banco degli alunni.
  7. Lezione accattivante. Un ragazzo ADHD perde velocemente attenzione ed interesse, utile è quindi utilizzare più canali (visivo, verbale, contenuti multimediali) e qualora sia necessario proporre nuovamente un compito già svolto, farlo in modo leggermente diverso. Come sempre una didattica che coinvolge la partecipazione attiva degli studenti, che alterna compiti passivi (ascoltare) a compiti attivi (domandare, rispondere) e che si figura come personalizzata/ individualizzata, va a beneficio di tutta la classe, non solo dell’alunno con deficit. Come detto quando parlavamo dei tempi delle attività è preferibile spezzare anche le unità in sotto unità e fornire strumenti compensativi e rafforzativi per ogni singolo blocco quali mappe concettuali, schemi, lab book.
    Molte ricerche dimostrano che le attività al computer siano altamente motivanti: importante però che prevedano feedback chiari, difficoltà crescente e che siano integrate nella didattica e non slegate da essa.
  8. Uno spazio disteso per i compiti per casa. Nella routine della lezione è bene prevedere 5-10 minuti prima del suono della campanella per assegnare i compiti per casa. Nella confusione e nella fretta, infatti, risulta assai difficoltoso annotare e comprendere le consegne per chi non ha grandi capacità di attenzione ed autocontrollo. Quindi spiegare in modo chiaro e tranquillo, segnandolo alla lavagna e verificando che i ragazzi abbiano capito cosa va fatto. Per il ragazzo ADHD si possono anche prevedere un registratore, la possibilità di fotografare la lavagna, schede specifiche su cui annotare i compiti ed altri strumenti che consentano di annotare i compiti.

    Può essere anche utile scomporre i compiti per casa in attività minori o prevedere tempi più lunghi per la loro realizzazione. Fondamentale però verificare sempre che il compito assegnato sia stato fatto ed assegnare un feedback (un ambiente destrutturato come la propria stanza magari piena di giochi rende concentrarsi ancora più difficile, se si assegna un compito e si chiede al bambino di compiere questo sforzo e poi non si verifica quanto ha fatto, si finirà col frustrarlo).

  9. L’apprendimento cooperativo ed il Peer Tutoring sono strategie estremamente efficaci. Inoltre, il bambino ADHD in piccolo gruppo riesce maggiormente a mantenere l’attenzione e sviluppa quelle competenze relazionali di cui talvolta è carente.
  10. Chiedere l’impossibile è altamente lesivo. Se si fa una richiesta è bene avere sempre in mente quello che è il concetto di Zona di sviluppo prossimale e quelli che sono i limiti comportamentali e nelle competenze (anche solo per età anagrafica) dell’alunno che abbiamo di fronte. Chiedere ad un ragazzo con ADHD di rimanere seduto immobile 60 minuti e punirlo in caso contrario può vanificare gli interventi educativi su di esso. In primo luogo, anche stare fermo impegna tantissimo un bambino iperattivo, chiedergli di rimanere perfettamente seduto, senza dondolare sulla sedia, porta via molte delle sue risorse attentive e mentali in genere. Punirlo poi, lederà la sua già bassa autostima e rafforzerà la sensazione nel bambino di essere “cattivo” o non competente. Ed un bambino che si convince di ciò finirà con l’assumere intenzionalmente comportamenti disfunzionali, rifiutare la scuola o smettere di tentare.

Questa è ovviamente una breve sintesi di quelle che secondo me sono le principali dritte per chi si accinge a lavorare con un alunno con deficit di attenzione, vi lascio gli altri articoli che ho scritto in merito nei link seguenti e qualora vogliate una seconda parte o qualche chiarimento, scrivetemi nei commenti…

Vi risponderò con piacere!

Nel frattempo, vi mando un grande abbraccio Persone360°,

a presto

Barbara.

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