Recentemente ha fatto scalpore una nuova challenge: la skullbreaker challenge. Durante questa “sfida” dilagata su internet grazie a Tik Tok tre ragazzi si esibiscono in una coreografia di saltelli, quando è il turno della vittima il suo saltare viene interrotto dallo sgambetto sincronizzato degli altri due. Questo fa rovinosamente cadere il malcapitato al suolo.
Una sfida pericolosa, sostiene la Croce Rossa, la quale ha registrato un video di risposta a questa follia e ha elencato
i possibili danni per chi subisce questa challenge:
- Arresto respiratorio
- Ematomi intracranici
- Frattura delle vertebre
- Perdita della vista
- Commozioni cerebrali
- Frattura della calotta cranica
Sfortunatamente questa non è l’unica
folle challenge che impazza su internet, ne esistono tantissime!
Vi è il balconing durante il quale ci si tuffa da un balcone dentro una piscina, la bird box challenge in cui si esce per strada bendati, il terribile knockout che sfida a sferrare un poderoso pugno ad un passante facendolo cadere, la eyeballing challenge durante la quale ci si sfida a bere alcool dagli occhi.
Per sfida si arriva a ingurgitare di tutto: con la rainbow milk si beve latte colorato fino a vomitarlo, con la mentos&coke challenge si magia una mentos dopo aver bevuto una ingente quantità di Coca Cola, la Cactus bite prevede di dare un morso ad un cactus e con la Cinnamon Challenge invece bisogna mangiare un intero cucchiaio di cannella senza sputarla (cosa in cui tutti i partecipanti falliscono). Non importa quindi il fatto di vomitare in un video che diventa poi virale, l’importante è essere visibili. In una società in cui mostrarsi equivale a esistere non importa, ed un ragazzo vuole esistere, essere amato, ricevere un like paradossalmente anche a rischio della propria salute.
Se infatti queste challenge vi sembrano quanto meno rischiose non avete sentito parlare della fire Challenge durante la quale ci si sparge il corpo di benzina e gli si dà fuoco, la Blackout Challenge con cui si sperimenta la sensazione di soffocamento o la Kiki Challenge che consiste nell’uscire dalla macchina in movimento mentre si balla con la portiera aperta (una challenge che negli USA ha fatto più di una vittima e provocato diversi incidenti stradali) .
Famosi sono diventati anche i Killselfie,
quegli autoscatti fatti in luoghi pericolosissimi ed estremi, come binari,
grattacieli e strapiombi, che talvolta causano la morte di chi si fotografa.
Altrettanto rischiose sono quelle sfide che riguardano standard corporei malati o irraggiungibili per alcune fisicità, come la A4 Challenge con la quale le ragazze dimostrano di avere la vita larga non più di un foglio A4 (21 cm) o la Thigh Gap con cui si sfidano ad avere uno spazio tra le cosce sempre maggiore.
Ma perché i ragazzi
lo fanno, cosa li spinge a tanto?
- Innanzitutto, come accennato, la necessità di essere visibili, di essere visti e ricordati. È un mondo questo in cui per essere bisogna apparire, avere successo, essere popolari a qualunque costo.
- La necessità di mettersi alla prova, di capire chi si è, scoprire i propri limiti è tipica di questa età di transizione dalla fanciullezza alla vita adulta. Un adolescente cerca di definirsi, di trovare un’identità propria, fuori dalla sfera famigliare.
- Il bisogno di essere accettati dal gruppo dei pari. I ragazzi spostano il proprio centro dalla famiglia al gruppo di amici e necessitano di essere accolti da esso. La sensazione di essere esclusi può letteralmente lacerarli e quindi diviene difficile, specie per i ragazzi più vulnerabili, negarsi ad alcune attività anche se si è consapevoli della loro pericolosità o insensatezza. Pur di far parte del gruppo si è disposti a tutto, tanto che uno studio elaborato dal telefono azzurro annovera questo desiderio di appartenenza tra le principali motivazioni all’approccio all’alcool e alle sostanze stupefacenti
- Gli adolescenti sono più istintivi proprio a causa della conformazione del loro cervello. Alcune regioni cerebrali, nello specifico quelle coinvolte nel controllo del comportamento, come la corteccia prefrontale, non sono ancora completamente sviluppate, così come il collegamento tra i due emisferi. Ciò li rende più istintuali e meno riflessivi di un adulto.
- La scoperta della morte, della vecchiaia e della malattia avviene tra la preadolescenza e l’adolescenza, nel senso più profondo. Fare queste sfide può essere quindi un modo per esorcizzarle. I ragazzi hanno timore del futuro e sfidano la morte.
- Un ultimo motivo può essere la mancanza dell’azione delle due principali istituzioni educative: la scuola e la famiglia. Se infatti da un lato la scuola sta affrontando una profonda crisi istituzionale, dall’altro la famiglia tende talvolta a spogliarsi del proprio ruolo educativo; fatica a dare dei limiti al figlio e cerca di evitargli ogni genere di frustrazione. Crescono così individui privi di autostima e senza senso del limite, il rischio è in agguato.
- Diversi studi hanno dimostrato come negli adolescenti cresca la difficoltà di parlare dei propri stati emotivi e della propria affettività. Rispetto agli anni Ottanta nei giovanissimi si è assistito ad una diminuzione del linguaggio emotivo, quello che ci permette di descrivere cosa proviamo e come ci sentiamo, e ad ampie carenze nelle competenze emotive e sociali che ci permettono di comprendere e gestire le nostre emozioni e a provare empatia verso gli altri. Ecco quindi che piuttosto che esprimere il loro disagio i ragazzi preferiscono forme di appagamento disfunzionale come l’ubriacarsi e postare il video su internet per avere qualche “mi piace”, ed ecco perché non capiscono i rischi connessi ad uno sgambetto al compagno di banco o ad un pugno sferrato ad una anziana signora.
Cosa possiamo fare per scongiurare i pericoli delle
challenge?
Educare. Può sembrare una risposta banale ma educare ad una corretta espressione e gestione delle emozioni, educare alle regole, all’empatia oltre che fornire un esempio di una corretta affettività è fondamentale. Come si può dire ai ragazzi “smettila di stare su internet” quando noi adulti passiamo la giornata con il telefono in mano, oppure fare del moralismo dicendo loro “cosa metti tutte quelle foto su internet” quando noi per primi diamo così tanta importanza all’immagine che diamo agli altri privilegiando l’apparire rispetto all’essere?
Nel periodo dell’adolescenza è normale e sano dare maggior autonomia ai ragazzi ma ricordiamoci che hanno dei limiti e che devono essere tutelati, spesso da loro stessi. Capita purtroppo che pur di non entrare in conflitto coi figli e pur di essere loro amici, si eviti di dare dei paletti e dire dei “no”, si eviti di controllare le loro attività e frequentazioni, ma non è certo fare il loro bene. Dobbiamo dare loro gli strumenti per essere degli adulti equilibrati ed è quindi fondamentale trovare un equilibrio tra libertà e regole.
I ragazzi continueranno a far sciocchezze, è nella loro natura (chi di noi alla loro età non ha fatto qualcosa di oggettivamente stupido) ma è bene almeno provare a limitare i danni magari provando a parlare a cuore aperto della questione delle challenge e dei possibili pericoli.
Diteci cosa ne pensate nei commenti, per noi il vostro parere
è importantissimo! Nel frattempo vi saluto e vi aspetto al prossimo articolo di
#iobimbo.
Un abbraccio,
Barbara.