Come si sviluppano le capacità sociali nei bambini?
Al fine di delineare lo sviluppo delle competenze emotive nel bambino possiamo prendere in considerazione l’evoluzione di tre aspetti fondamentali:
- La regolazione emotiva: un’attività psichica complessa e articolata fondamentale per un buon adattamento sociale.
- L’espressione emotiva: cioè la capacità di manifestare i propri stati d’animo e saper utilizzare coerentemente al contesto i canali verbali e non verbali.
- La comprensione emotiva: ossia il saper dare significato agli eventi interni e alle manifestazioni proprie e altrui, riuscire a comprendere le cause di uno stato emotivo e creare una teoria della mente che sia in grado di interpretare le varie situazioni ed agire di conseguenza.
Regolazione, espressione e comprensione emotiva sono strettamente connesse e così anche il loro sviluppo. Questa settimana parleremo dello sviluppo della regolazione emotiva, nelle prossime settimane tratteremo invece delle altre due componenti delle competenze emotive.
La regolazione emotiva
È innegabile che le emozioni debbano essere in qualche modo gestite, elaborate e regolate per poter mantenere il loro valore adattivo e permetterci di stare bene con gli altri. Questo avviene tramite meccanismi che vengono appresi nel corso delle interazioni sociali ed in particolare grazie a genitori e caregiver (le persone cioè che si occupano quotidianamente del bambino).
Studi recenti (Riva Crugnola, 2007) hanno messo in evidenza la matrice relazionale che guida lo sviluppo delle competenze emotive ed in particolare della regolazione emotiva. Se il bambino infatti mostra di possedere fin dai primi mesi competenze autoregolatorie precoci, tali competenze per evolversi devono basarsi sulla funzione di regolazione delle emozioni svolta dalle figure affettive di riferimento.
L’influenza dell’adulto sullo sviluppo delle strategie di regolazione emotiva è fortissima e a tal proposito diventa cruciale il clima emotivo che caratterizza la famiglia e la stessa cultura famigliare circa le emozioni.
Pertanto gli stili di regolazione emotiva che il bambino costruisce nel corso del suo sviluppo appaiono frutto dell’interazione reciproca tra le sue caratteristiche neurobiologiche e la disponibilità emotiva delle persone che si prendono cura di lui.
Lo sviluppo emotivo nei primi mesi di vita
Il bambino fin dai primi mesi di vita dispone di strategie comportamentali che gli permettono di regolare l’intensità delle emozioni, tra le quali il distogliere lo sguardo o auto consolarsi per esempio succhiandosi il pollice. Tuttavia queste modalità non appaiono in grado di garantire al bambino una adeguata regolazione emotiva per tempi più lunghi. Pertanto egli adotta, in modo sempre più consapevole, modalità di comunicazione rivolte alle figure di riferimento al fine di mobilitare il loro intervento. In questo modo il bambino comunica i propri stati affettivi al caregiver, il quale risponde sintonizzandosi e fungendo da regolatore rispetto a tali stati.
Questo tipo di interazioni risultano fondamentali per lo sviluppo della personalità, in quanto permettono al bambino di costruire una rappresentazione di sé come efficace a livello comunicativo e della figura di attaccamento come affidabile e disponibile. Per contro, vivere con un genitore o un caregiver incapace di aiutare il piccolo in questi processi può portare il bambino a costruire una rappresentazione di sé come inefficace e del caregiver come inaffidabile, generando in lui rabbia e tristezza, col rischio di pregiudicare interazioni future.
Nel corso dello sviluppo, infatti, le modalità di regolazione che il bambino sperimenta con le sue figure di riferimento vengono interiorizzate, sulla base di schemi relazionali relativi al sé e alla disponibilità emotiva dell’altro, costituendo la base per la formazione di stili di regolazione personale che saranno poi arricchiti, nel corso del processo di maturazione, dalle crescenti competenze cognitive e simboliche.
Lo sviluppo emotivo nella scuola dell’infanzia
Nel corso dell’età prescolare un ruolo fondamentale ai fini dello sviluppo della regolazione emotiva è il gioco simbolico e di finzione, attraverso cui il bambino utilizza il pendolarismo tra realtà e immaginazione per esplorare, rielaborare e dare un senso alle proprie esperienze emotive.
Una fase cruciale nello sviluppo della regolazione delle emozioni si può osservare dai 4 – 5 anni e consiste nell’utilizzo di strategie di regolazione dell’attenzione. La consapevolezza della differenza tra l’espressione emozionale e il proprio stato emotivo interiore, porta i bambini a comprendere che non è sufficiente cambiare il proprio comportamento o l’espressione esteriore dell’emozione per modificare lo stato emotivo e che occorre, piuttosto, cambiare la situazione stessa o i processi mentali sottostanti l’emozione (Saarni, 1999).
Lo sviluppo emotivo a partire dai 6 anni
A partire dall’età scolare, grazie anche all’acquisizione delle abilità metacognitive, i bambini riescono a riflettere sulle proprie emozioni e acquisiscono pertanto capacità maggiori di autoregolazione.
Ulteriori ed altrettanto importanti modalità di regolazione delle emozioni riguardano la capacità di comunicarle verbalmente e di condividerle socialmente che si sviluppano tantissimo a partire dai 6 anni.
Molti studi sulla condivisione sociale delle emozioni e sugli effetti della apertura emozionale, hanno dimostrato come comunicare verbalmente i propri vissuti e stati emozionali aiuta l’individuo a collocare l’esperienza emozionale in una cornice spazio-temporale che individua e definisce l’emozione e ne favorisce pertanto l’elaborazione.
Secondo Morris il contesto familiare ha in tutto ciò una grande influenza: la capacità di regolazione emotiva del bambino avviene infatti attraverso tre differenti processi ovvero l’osservazione del comportamento degli altri membri della famiglia, l’osservazione e l’interiorizzazione dei comportamenti che i membri della famiglia mettono in atto nei confronti delle emozioni, il vissuto del clima familiare.
Il processo dell’osservazione, comprende alcuni meccanismi, come il modeling ed il contagio emotivo, vale a dire le situazioni grazie alle quali il bambino, osservando il comportamento espressivo dei membri della sua famiglia, comprende quali emozioni sono accettate ed attese nel proprio contesto familiare e quali no, ed impara anche come e quando gestirle.
Per quanto riguarda le reazioni dei genitori di fronte alle emozioni, i risultati di ricerche longitudinali evidenziano che reazioni negative di fronte alle emozioni dei bambini, come ad esempio l’allontanarsi, il minimizzare o il punire, sono associate ad uno scarso adattamento sociale dei bambini e a strategie di regolazione emotiva poco adeguate, come l’evitamento o l’espressione eccessiva di rabbia (Jones, Eisenberg e Fabes, 2002; Snyder et al, 2003).
Al contrario le reazioni genitoriali focalizzate sul problema sembrano essere in relazione alla capacità di coping costruttivo da parte dei bambini.
Il bambino è quindi in grado durante la scuola primaria di gestire le proprie emozioni durante il gioco, di mascherare o minimizzare le proprie esperienze emotive e di alleviare la tristezza dei compagni con atteggiamenti consolatori. In questo periodo, con il progredire delle pratiche di socializzazione interne ed esterne alla famiglia, il peso dei fattori estrinseci subisce un incremento. Non solo i genitori, ma anche educatori ed insegnanti, cominciano a influenzare significativamente i modi con cui i bambini gestiscono le proprie emozioni.
Con l’andare del tempo subentrerà anche un ulteriore elemento che influenzerà lo sviluppo emotivo del bambino: il gruppo dei pari (cioè dei coetanei). Ma di questo parleremo prossimamente.
Vi aspetto nelle prossime settimane per la continuazione di questo articolo.
Nel frattempo vi mando un grande abbraccio,
Barbara.