È luglio, c’è sapore di vacanza nell’aria! Allora perché non approfondire una tecnica meditativa che nasce proprio sulle tiepide spiagge e tra le acque cristalline delle isole indonesiane e delle Hawaii?
La filosofia alla base dell’Ho oponopono ,il cui termine significa “mettere le cose al proprio posto”, si fonda principalmente sul perdono, la gratitudine e l’accettazione.
Nasce in seno alla filosofia indonesiana in cui è diffusa l’idea per cui ogni malattia fisica o mentale sia il risultato delle proprie azioni e dei propri sistemi di pensiero, ma reca in sé anche alcuni elementi tipici della religione Buddista. L’Ho oponopono infatti dice che tutto ciò che di bello e di brutto, percepiamo, vediamo, sentiamo nel mondo, è stato prodotto da noi e dalla nostra energia.
Questa pratica è ampliamente diffusa nelle Hawaii dove viene pratica da sacerdoti guaritori, gli kahuna lapa’au. Nelle Hawaii troviamo anche i massimi esperti dell’Ho oponopono, tra cui il dottor Ihaleakala Hew Len il quale ha affermato che per risolvere un qualsiasi problema presente o passato sia necessario trovare dentro di sé la radice per poterlo risolvere.
La versione attuale dell’Ho oponopono è stata predicata dalla guaritrice Morrnah Nalamaku Simeona, la quale ha cercato di conciliare l’antica filosofia hawaiana alle istanze del tempo presente ed anche ad altre tradizioni filosofiche e religiose. Per questo motivo le è stato riconosciuto il titolo di “tesoro vivente delle Hawaii”. Il percorso pensato da Simeona si basava sull’utilizzo di 12 passi per rilasciare gradualmente ogni memoria dolorosa, ripulendo la percezione dell’errore in pensieri, parole e azioni negative.
L’Ho oponopono è giunto in occidente nel 2007 grazie
al libro “Zero limits”, scritto da Joe Vitale e Ihaleakala Hew
Len. All’interno di questo testo si propone un mantra che avrebbe il merito
di condensare la filosofia alla base di questa pratica ed i suoi benefici
legati alla serenità interiore e al miglioramento delle relazioni
interpersonali. Il mantra “mi
dispiace, ti prego perdonami, ti amo, grazie” è pensato per incarnare i
concetti di perdono, accettazione e gratitudine che sono cardini dell’ Ho
oponopono.
Recitando questo mantra i maestri consigliano di sentire profondamente l’emozione legata al termine pronunciato, per cui quando dirò “mi dispiace” proverò sinceramente dispiacere, quando dirò “perdonami” sentirò la necessità di essere perdonato, e così via.
Sembra che in questo modo si possa accedere ad una sorta di purificazione spirituale e mentale oltre che ad una più profonda comprensione dei propri meccanismi di pensiero.
Credo che alla base di questa filosofia ci siano dei
concetti interessanti, in alcuni aspetti affini a quelli della mindfulness che
pratico e insegno. Come sapete sono sempre stata diffidente verso tutti quei
percorsi che si mostrano come “cure miracolose”, immediate e adatte a tutti. Sono
convinta che ognuno di noi abbia necessità specifiche e pertanto debba
percorrere un cammino spirituale autentico e personalissimo.
Nonostante ciò ho pensato di approfondire anche questa pratica, così come ho fatto per le altre tipologie meditative, sia perché penso possa essere un valido strumento, sia per completare la panoramica circa i principali approcci alla meditazione diffusi in questo momento.
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Questo per oggi è tutto! Cosa ne pensate dell’Ho oponopono?
Avete mai provato questa pratica o recitato il famoso mantra? Fatemelo sapere
nei commenti!
Un grande abbraccio e buona pratica!
Barbara.